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Teatro

"Donne che sognarono i cavalli", la sottomissione della parola al gesto
Le scatole di cartone che si ergono sulla scena diventano le mura molli del salotto. Una porta sigilla lo spazio, la possibile via d’uscita. Ancora sgombro è il tavolo dove il pranzo non si consuma, ma è continuamente richiamato. Gli attori aspettano in piedi, c’è chi ride sguaiatamente, chi resta nel proprio angolo, chi sbadiglia, chi beve del vino. Gli spettatori si siedono lì a pochi centimetri da loro, è una posizione voyeuristica. È claustrofobico. Si sente l’odore del sudore, si spiano così bene i loro tic e le spaventose esplosioni fisiche che li coinvolgono.Tre fratelli con le mogli, ecco…
“Come un cane senza padrone”: Pasolini torna a teatro con i MOTUS
Lampi. Tuoni. Pioggia. Immagini di periferia. In sottofondo, la voce di Pasolini. Inizia così “Come un cane senza padrone” dei MOTUS, storica compagnia riminese. Riportato in scena in occasione dei 25 anni di attività, lo spettacolo trae ispirazione dagli appunti presi da Pier Paolo Pasolini per la stesura di “Petrolio”, romanzo che rimarrà invece incompiuto.Originale, affascinante e travolgente, la pièce si presenta come una versione reading semplicissima, alla quale però non manca veramente nulla. Sulla scena tre schermi, un microfono, un leggio, una sedia. La sensualissima voce di Emanuela Villagrossi, sola sul palco, in piedi, di profilo, racconta le immagini…
I drammi e i sentimenti degli ex cittadini di Spoon River secondo Valter Casini
La seconda vita dei defunti di Spoon River non è più solo letteratura, ma anche musica e danza. Così l’antologia di epitaffi del poeta Edgar Lee Master diviene uno spettacolo teatrale dal sapore di un piccolo musical con “Spoon River – Acting & Songs” in scena al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma. La regia e l’adattamento di Valter Casini mettono il cantautorato italiano di Fabrizio De André – che ha dedicato alle storie delle vite dei defunti della cittadina immaginaria l’album “Non al denaro non all’amore né al cielo” del 1971 - a servizio del teatro, in una veste…
Il Faust della Peking Opera Company: un ponte tra Occidente e Oriente
Uno spettacolo che è puro stupore, il “Faust: prima parte” portato in scena al Teatro Argentina dalla China National Peking Opera Company in collaborazione con la Fondazione Emilia Romagna Teatro. Progetto dalla forte impronta femminile, ideato e diretto dalla regista tedesca Anna Peschke con il riadattamento della giovane drammaturga cinese Li Meini, si snoda sul palco la vicenda di un Faust transcontinentale in lingua cinese, sopratitolato in italiano, in cui gli alti concetti della tradizione filosofica tedesca, contenuti nella grande opera di Goethe, sono raccontati con i registri linguistici e stilistici del Jīngjù, l'antichissima tecnica teatrale cinese, caratterizzata, oltre che…
“Generazioni”: la storia italiana di tre donne esemplari
Un palcoscenico di debutto per giovani talenti, un laboratorio teatrale per attori e registi non professionisti, una collaborazione intensa col comitato di quartiere: il Teatro Studio Uno, zona Tor Pignattara, è un piccolo teatro romano con tante vite alle spalle. Ritrovo di stand-up comedian negli anni Novanta, atelier, sede di partito: è qui, precisamente nella Sala Specchi, che giovedì 9 marzo Alessandra Cappuccini ha debuttato con “Generazioni”, diretto da Mario Umberto Carosi. L’attrice ha scritto e interpretato un atto unico in cui la povertà di elementi scenografici è pari all’abilità di sfruttarli al meglio, grazie a continue invenzioni e trasformazioni.…
Agiografia ostinata e umana: Gli Omini battono “L’asta del Santo”
Potremmo scomodare decine di pensatori, scrittori, filosofi che nel corso delle proprie parole hanno cercato di dare un senso – razionale – alla nozione di gioco. Per Lao Tzu “Il gioco è la medicina più grande”, così come per Pablo Neruda “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”; George Bernard Shaw affermava in maniera pungente che “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”, mentre per Sigmund Freud “Il contrario del gioco non è ciò che è…
Michele Placido dirige “L’Ora di Ricevimento” di Stefano Massini: un invito a far pace con i propri sbagli
“Chi ha troppa ragione, è perduto” diceva Voltaire. Lo sa bene il professor Ardèche, protagonista di “L’ora di Ricevimento”, in scena al teatro Eliseo di Roma fino al 26 di marzo.Michele Placido ci introduce nella banlieue di Les Izards. Il professore insegna francese, in una scuola dell’area metropolitana di Tolosa, a una classe multietnica con tutte le difficoltà del caso. Nell’ora di ricevimento, ogni giovedì dalle 11 alle 12, incontra i genitori dei ragazzi che puntualmente hanno qualcosa di cui lamentarsi.“Una scatola di intonaco e ventisei occhi che mi guardano”. Fabrizio Bentivoglio, al centro di una scena spoglia costituita solo…

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