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“Generazioni”: la storia italiana di tre donne esemplari

Un palcoscenico di debutto per giovani talenti, un laboratorio teatrale per attori e registi non professionisti, una collaborazione intensa col comitato di quartiere: il Teatro Studio Uno, zona Tor Pignattara, è un piccolo teatro romano con tante vite alle spalle. Ritrovo di stand-up comedian negli anni Novanta, atelier, sede di partito: è qui, precisamente nella Sala Specchi, che giovedì 9 marzo Alessandra Cappuccini ha debuttato con “Generazioni”, diretto da Mario Umberto Carosi. L’attrice ha scritto e interpretato un atto unico in cui la povertà di elementi scenografici è pari all’abilità di sfruttarli al meglio, grazie a continue invenzioni e trasformazioni.

Rosetta è una donna che vive il dramma della seconda guerra mondiale. Ci troviamo nella campagna romana, luogo di passaggio di fascisti, partigiani e disertori. Di notte, un uomo ferito bussa alla sua porta in cerca di un rifugio: rimarrà Generazioninascosto nel granaio per mesi, finché non deciderà di ringraziare per l’ospitalità col gesto più nobile ed elegante che ci sia. La tragedia è dietro l’angolo ma dalla loro unione farà in tempo a nascere Margherita. Madre e figlia finiranno per vivere in una piccola stazione ferroviaria che, oltre ai treni, farà da passerella alle notizie che giungono dall’Italia. La ragazza va a scuola e cresce con la passione per la lettura; una volta adulta, partirà per la città convinta di poter cambiare il mondo. Alle lotte studentesche degli anni Settanta si unirà la scoperta del sesso e un percorso di vita responsabile e virtuoso. Infine Giulia, ultima discendente che vive un presente senza certezze col sogno di fare l’attrice. L’ennesima e ultima istantanea – un pomeriggio di ordinaria frustrazione – si conclude con una sorpresa inaspettata.

Alessandra Cappuccini è diplomata in scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e, dopo diverse esperienze teatrali e televisive, si è specializzata all’Accademia Internazionale della Commedia dell'Arte del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Ferruccio Soleri. Probabilmente, è grazie a un simile curriculum se basta un filo per stendere i panni, un bastone, lo striscione di una manifestazione, una chitarra, dei libri e una carriola per mettere in scena le giornate più importanti della vita dei tre personaggi. L’attrice mostra una sorprendente padronanza del palcoscenico e un’estrema confidenza nel maneggiare gli oggetti, che reinventa a seconda della situazione aiutata dalla nostra, piccola dose di sospensione dell’incredulità. Inoltre, sembra non le basti recitare un ruolo per ogni generazione: in ognuna di queste, arriva a sdoppiarsi dando vita a dialoghi in romanesco con la giusta credibilità. Pur con tutti i limiti di un testo semplice e rassicurante, l’autrice è abile nell’evitare la trappola della retorica. Si comincia con la guerra, si finisce col teatro, attraverso un percorso che si conclude nella materia più cara alla Cappuccini.

In programma fino al 12 marzo, “Generazioni” è una produzione originale di Circomare Teatro, compagnia fondata da Carosi stesso. Il regista, anch’esso formatosi nella Commedia dell’Arte, svolge con precisione le operazioni di tecnico delle luci e del suono, utilizzando inoltre un piccolo proiettore che mostra al pubblico le fotografie in bianco e nero degli anni della contestazione. L’opera si avvale di un’interpretazione fisica e fortemente espressiva, in cui non mancano convincenti passaggi cantati. Tre donne, tre Paesi che sembrano ognuno diverso dall’altro: la pièce mette in scena, con l’umanità spassionata di una romanità sempre meno marcata ma impossibile da dimenticare, un’Italia al femminile capace di reagire alla crisi con una sensibilità accogliente, combattiva e infine disperatamente ottimista.

Paolo Di Marcelli 11/03/2017

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