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Microsoft porta nelle scuole italiane i tutorial di “Minecraft Hour of Code Designer”

In occasione di “Hour of Code”, l’iniziativa annuale che celebra a livello globale la Computer Science Education Week, dal 5 all’11 dicembre venti scuole ospiteranno i tutorial “Minecraft Hour of Code Designer”, una versione di Minecraft realizzata da Microsoft and Code.org per permettere agli studenti di acquisire, divertendosi, competenze fondamentali per il loro futuro. Oltre 3.000 studenti nelle scuole primarie e secondarie e nella “Palestra dell’Innovazione di Roma” avranno accesso ai laboratori di coding, organizzati da Microsoft e Fondazione Mondo Digitale, in collaborazione con “De Agostini Scuola”, per contribuire alla campagna globale Hour of Code, l’iniziativa annuale che promuove la sperimentazione di “un’ora di codice”, per apprendere i principi base della programmazione durante la Computer Science Education Week.
Questo appuntamento sancisce l’inizio di un percorso di collaborazione più allargato tra Microsoft e De Agostini Scuola sui temi legati all’educazione e alla responsabilità sociale, in cui verranno messi a fattor comune l’impegno per la diffusione della cultura digitale, per lo sviluppo di competenze innovative nei giovani e il superamento del divario di genere attraverso la promozione delle materie STEM. I laboratori saranno incentrati su “Minecraft Hour of Code Designer“, una versione del noto videogioco appositamente realizzata dai game designer di Mojang e Microsoft, in partnership con Code.org, per offrire a studenti e docenti un’opportunità unica per approcciare le tecniche alla base della programmazione, attraverso l’uso di uno strumento semplice e familiare come Minecraft, già utilizzato e apprezzato nelle scuole di tutto il mondo.
Ideato per bambini dai sei anni in su, “Minecraft Hour of Code Designer” ha l’obiettivo di insegnare agli studenti a creare la propria versione personalizzata di Minecraft: un’ora di codice in cui i giovani partecipanti dovranno mettere in campo tutta la loro creatività, ma allo stesso tempo anche imparare a usare la programmazione per affrontare dodici sfide che li porteranno a creare il proprio videogioco, scrivendo le proprie regole, scegliendo personaggi, modalità e strategie. I docenti, a loro volta, avranno l’occasione di vedere e confrontarsi con i meccanismi del videogioco per comprendere come sfruttarne le potenzialità, rendendo più efficaci e appassionanti le ore di lezione, e contemporaneamente offrire ai loro piccoli studenti la possibilità di familiarizzare con modalità di lavoro collaborative, orientate al problem solving e allo sviluppo del pensiero critico, oltre all’acquisizione di competenze trasversali per l’apprendimento di materie tradizionali come matematica o storia.
“De Agostini Scuola” in più omaggerà tutti i docenti che parteciperanno ai laboratori di “Minecraft Hour of Code Designer” con l’ebook “Coding a scuola” di Alberto Pian, una delle prime guide italiane al pensiero computazionale progettata per formatori e insegnanti.
Come ha affermato Paola Cavallero, Direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia: “In Microsoft crediamo che sia fondamentale diffondere una nuova cultura digitale, in particolare nel nostro Paese, e trovare modi nuovi per avvicinare i giovanissimi e appassionarli alla tecnologia. In questo senso, la storica partnership con Fondazione Mondo Digitale così vicina al mondo delle scuole e il recente accordo con un gruppo editoriale importante come De Agostini sono strategiche per attuare la nostra missione. Ripensare il sistema educativo, sin dalle elementari, avvicinando anche i bambini più piccoli alla programmazione ed al pensiero computazionale, significa aiutarli a costruire, in un modo naturale e divertente, le basi per il proprio futuro”.
Mentre Karen Nahum, Digital Director De Agostini Scuola sottolinea come da sempre De Agostini Scuola sostiene l’innovazione in campo educativo e la collaborazione con Microsoft vuole in particolare contribuire allo sviluppo e al rafforzamento di indispensabili conoscenze digitali e Stem, che sono ormai alla base della crescita culturale e professionale delle nuove generazioni del nostro Paese.

Maresa Palmacci 09/12/2016

Cibus Connect. A Parma una fiera per “connettere” il Made in Italy

Parma si conferma capitale del gusto Made in Italy. Dopo il grande successo di CibusèItalia, il padiglione dedicato all’agroalimentare italiano a EXPO Milano2015 e Cibus 2016, il 12 e 13 aprile 2017, presso il quartiere fieristico di Parma, arriva Cibus Connect. Show cooking, forum e workshop, con 1.000 aziende alimentari italiane e centinaia di buyer da Stati Uniti, Asia ed Europa: “una fiera innovativa, con un format leggero” dove la parola d’ordine è “connettere” il made in Italy alimentare con il mondo.
Organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, la manifestazione veste nuovi panni e si divide in due padiglioni, uno dedicato al fresco e l’altro al grocery. Tanti gli espositori e, accanto ai nomi più conosciuti, ci saranno circa 100 produttori di “nicchia” in un’area Slow Food, al fine di favorire il mercato delle piccole imprese che da sempre costituiscono il tesoretto dell’eccellenza alimentare italiana.CibusConnect002
A Cibus Connect sarà possibile incontrare top buyers nazionali e internazionali e alle aziende sarà offerta la possibilità di valorizzare i propri prodotti in esclusivi moduli espositivi, con show cooking personalizzati. Potranno, ancora, partecipare ai numerosi workshop in programma e prendere parte agli appuntamenti plenari nei quali verranno approfonditi temi legato all’internazionalizzazione del food italiano.
Tra i relatori, gli imprenditori Guido Barilla, Marco Lavazza, Giampiero Calzolari (Granarolo), Francesco Mutti, Alberto Balocco, Paolo Zanetti, Jean Marc Bernier. Per le istituzioni, saranno presenti i Ministri Martina, Clenda e Lorenzin, oltre a Luigi Scordamiglia di Federalimentare e Michele Scannavini (ICE). È previsto anche l’intervento dell’esperto Valerio De Molli, Managing Partner di TEH-Ambrosetti.
Cibus Connect si collocherà nella stessa settimana del Vinitaly e grazie a un accordo con VeronaFiere porterà nella città emiliana molti buyers internazionali che avranno la possibilità di programmare una visita a entrambe le manifestazioni.
“Un modello fieristico – ha affermato Antonio Cellie, Ceo Fiere di Parma - che consente a Cibus di accentuare e approfondire la sua missione: valorizzare il Made in Italy alimentare”. L’alto livello di sostenibilità e un legame inscindibile tra territorio e tradizione sono elementi distintivi delle eccellenze alimentari italiane: “Cibus Connect sarà un palcoscenico internazionale in cui questi contenuti verranno illustrati al mondo – ha sottolineato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare - per far capire a tutti l'univocità e l'inimitabilità dei nostri prodotti”.

Federica Nastasia 09/12/2016

Il mito, la realtà, la poesia. Un'intervista a Donatella Alamprese, protagonista di “Ecuentro: la notte che Borges incontrò Gardel”

La cantante Donatella Alamprese torna con la sua voce a parlare di tango. Insieme a Marco Giacomini (alla chitarra) e all'attore Rosario Campisi ha portato in scena, sul palcoscenico del Teatro del Cestello di Firenze, un nuovo spettacolo dal titolo “Ecuentro: la notte che Borges incontrò Gardel”. In questa nuova rappresentazione vanno a intrecciarsi tante narrazioni, non solo quella di un grande poeta e di un maestro che annunciò l'inizio di una “nuova era” del genere argentino, ma anche di tutti coloro che furono “contaminati” da un fare completamente nuovo rispetto al passato. La Alamprese ha portato in scena il racconto di una notte, quella in cui Jorge Luis Borges e Carlos Gardel si sarebbero, casualmente, incontrati in una pulperia. Abbiamo voluto addentrarci dentro una storia fatta di tante storie, capire chi erano e perché, ancora oggi, sia importante non far svanire la memoria di questi due personaggi. Dalle parole della cantante si evince che lo spettacolo non è solo un banale “rendere omaggio a”, quanto un'autentica testimonianza, un “atto di fede” alla musica e a chi l'ha resa grande.alamprese3

“Ecuentro: la notte che Borges incontrò Gardel”: raccontaci di cosa si tratta.
“Ho preso spunto da un’intervista inedita rilasciata da Borges in cui lo scrittore parla, a molti anni di distanza, del suo unico incontro con il musicista Gardel. Si sarebbero incontrati in una “pulperia” a Tacuarembò. Gardel era lì, che accordava la sua chitarra. Uso il condizionale perché non è mai stato chiaro se questo racconto fosse davvero il frutto di un ricordo del poeta argentino o se rientri nei grandi “giochi di finzione” di cui lui è stato grande maestro per tutta la vita. Ciò che conta, al di là di ogni vera o solo presunta realtà, è ciò li unisce: ovvero la passione per il tango, sebbene le due posizioni verso il genere musicale fossero molto diverse. Gardel è stato il creatore del tango cancìon, Borges invece non amava la “lacrima in gola”, preferiva qualcosa di più “pungente” e spavaldo, affilato come la punta del coltello. Questo nuovo spettacolo è stato ancora una volta un viaggio suggestivo per ripercorrere il languore di un genere che è maturato e si è trasformato senza rimanere ancorato a quel solo senso di “orgiastica diavoleria” delle origini. Ad accompagnarmi in questo “racconto in musica” la chitarra di Marco Giacomini e la voce dell’attore Rosario Campisi”.

Che cosa significa oggi, per te, la rievocazione di due personaggi che hanno fatto la storia del tango? E che tipo di responsabilità senti nei loro confronti?
“Significa prima di tutto ripercorrere un periodo di storia argentina. Ma non è solo questo. È anche un rendere omaggio alla grandezza di un poeta che era riuscito a vedere oltre la superficie della realtà che qui in Europa non è mai stato considerato a dovere. Il mio è un modesto contributo per ricordarli entrambi, per ricordare la passione per quel tango che che li univa. Non bisogna poi dimenticarsi che sono da poco trascorsi ottant'anni dalla scomparsa di Carlos e trenta da quella di Jorge. Lo spettacolo tenta di mettere insieme tutti questi aspetti e quanto è nato e gravitato intorno al “mito” di loro due, da Eladia Blazquez che musicò una milonga di Borges, fino a Piazzolla e alamprese2Gustavino. Il contrasto con il tango cancion di Gardel sarà sottolineato anche dalla partecipazione di una coppia di ballerini, in modo da avere completamente l'idea del sentimento e della sensualità che passano attraverso il genere”.

Che differenze esistono tra la Bueonos Aires mitologica di Borges e il tango più cosmopolita di Gardel?
“Al centro degli scritti di Borges, una Buenos Aires di fine Ottocento, inizi Novecento, filtrata attraverso la memoria di un fanciullo e le narrazioni scritte e orali; in questo contesto si svolge l'epos i cui protagonisti sono i gauchos, trasferitisi dalle pampas nella metropoli in fieri, uomini di sangue caldo, ribelli all'omologazione nel proletariato e sottoproletariato cittadino. Uomini il cui ricordo svaniva ben presto, dopo un duello finito male all'angolo di una strada. Di loro non rimaneva che un nome, come quel Jacinto Chiclana che Borges ricorda in una sua celebre Milonga. In Borges il tango ha valore mitologico, è un momento visionario e fantastico. Ben diversa la città di Gardel, “moderna” e cosmopolita, ma, soprattutto, reale. Carlitos è cresciuto veramente nei bassifondi della metropoli, ha fatto parte delle bande giovanili, si è perfino beccato un proiettile vagante durante una rissa. La musica è stata il suo riscatto sociale, il Tango la sua via per la celebrità”.

Nella famosa intervista rilasciata da Borges, si parla di Gardel in maniera “inconsueta”. Con Lui si è passati da “parole insanguinate” a veri e propri poemi da portare in scena con una certa drammaticità. Quanto ha influenzato i cantori a venire, e quindi anche te, questo approccio al tango?
“Le zone di confine sono quelle zone d’ombra che ci permettono di comunicare il sentire profondo: mi riferisco alla capacità di esprimere l’inesprimibile, una sorta di autoanalisi dei sentimenti indotta dall’emozione. Tutti abbiamo imitato Gardel perché, in fondo, tutti siamo un po’ Gardel. Borges, pur non apprezzando il suo sentimentalismo, sapeva quanto era importante. Entrambi rendono immortale la bellezza e il mistero della vita attraverso il tango. Il tango permea, con il suo eterno respiro, le radici dell’essere argentini, dell'essere cittadini del mondo, perché la cultura argentina vive di tutti i popoli che in lei si fondono”.

La tua musica è ricca della sua stessa tradizione, è come se vivesse della consapevolezza di ciò che c'è stato prima quasi in una forma di delicata e dichiarata gratitudine. Com'è oggi il tuo tango? Ealamprese4 quanto è importante continuare a parlare secondo certi linguaggi?
“Il Tango è sempre stato presente a casa mia. Ricordo i vinili di Gardel portati da mio padre da Buenos Aires. I miei nonni hanno vissuto parte della loro vita in Argentina, mio padre è sempre rimasto legato alla cultura di quella che considerava a sua terra d'origine. Il tango, quindi, era in me fin da piccola, anche quando ancora non ne avevo piena consapevolezza. Interpretarlo è stato del tutto “naturale”. Per me una vibrazione profonda dell'anima che ha avuto l'effetto di cambiare realmente la mia vita. Devo dire che mi ha portato una sorta di rigenerazione, mi ha consentito di guardare gli altri - e il mondo - con occhi diversi. Sono del tutto grata a questo genere musicale. Tanto più oggi, in un mondo in cui si continua a versare sangue innocente e si continuano a propugnare idee di odio, la musica e le parole del tango possono contribuire a generare sentimenti positivi. Mi sento fortunata a poter condividere oggi il meglio del tango contemporaneo che è fatto di poesia e denuncia sociale”.

In una tua recente intervista rimasi colpita dalla passione con cui parlavi della musica, quasi con l'abbandono e l'entusiasmo del principiante, quando invece sei già una cantante molto affermata. Che tipo di idea hai nei confronti della musica? E perché il tango non “passa di moda” ma continua a parlare alla gente?
“Quello che ho detto per il Tango, vale naturalmente anche per gli altri generi musicali, seppur con un coinvolgimento diverso. La tecnica musicale si può affinare, la voce può migliorare, ma è l'entusiasmo, il “Dio che è in te”, che ti consente di dare sempre il meglio. La musica è un linguaggio compreso da tutti, è Arte in senso universale.
Il tango, che abbina musica, narrazione e danza, coinvolgendo tutti i nostri sensi, è alta espressione del nostro sentire umano. Parla di vita vera, di gioia dolore sofferenza e coraggio. È, per citare Eladia Blazquez, «onorare la vita»”.

Laura Sciortino 07/12/2016

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