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L’ultimo album degli Zen Circus è un album degli Zen Circus

Ott 06

Da tempo considerata come una valida alternativa alla parallela strada del mainstream, nella nostra conterranea cultura dello spettacolo è sempre esistito quello schieramento satirico che agisce attraverso la medesima conformazione “nel pieno stile” pop-olare. Un esempio la cui massima espressione è incarnata dagli Elio e Le Storie Tese.Con gli Zen Circus però è sempre una corsa dentro un tunnel di mazzate. Sono sempre stati provocatori e hanno raggiunto vette altissime quando con “Andate tutti affanculo” (2003) celebravano pienamente - sillabando parole italianissime e santissime - il fancazzismo e qualunquismo dell’italiano medio. Sono passati anni e i pisani nonostante una marea di critiche continuavano a far piovere frecciatine addosso al melmoso Stato. Questa è sempre stata la loro strada e la loro poetica. Un’ironia contenutistica che hanno tratto band come Lo Stato Sociale o I Cani, che per quanto distanti per genere, rispecchiano un’attitudine di temi abbastanza vicina. Ne “La terza guerra mondiale” - nono parto del gruppo per La Tempesta Dischi - emerge la loro più classica impostazione: nell’apocalittica e quasi agognata venuta di un’altra guerra mondiale, l’omonima traccia che introduce l’album. Una lunga guerra che come sempre per gli Zen è vissuta dentro e fuori, nell’anima, nelle città e con le persone. Una guerra di cui alla fine non ce ne frega niente, perché tanto “Andrà tutto bene”, come sempre. Ascoltare “La terza guerra mondiale” è come sorvolare con un bombardiere l’Italia.


Ilenia” è definire una ragazza, una piazza, un errore. A tratti rivela le pseudo-verità di una donna complessata attraverso l’interpretazione di Andrea Appino. In “Non voglio ballare” sembra riemergere oltre a una vena più intimista, quella di una composizione che attinge tanto alla loro discreta “italianità”.

 

Gli Zen hanno preso tutti i problemi mentali italiani e li hanno riversati in ogni brano, distillandovi il pugno allo stomaco, i tarli delle persone, delle città, dei luoghi comuni. Perché se non è Pisa non è nemmeno la provincia, “fuggi quanto vuoi ma l’odore ti rimane”. Quello di merda. Della merda di ogni città: che sia “Pescara, Oristano, Bari, Rovigo, Sestri Levante, Como o Crotone (continua)”. Diciamo che qui di certo le città non sono quei piccoli pezzi di cuore che Calcutta aveva lasciato a Pomezia, a Frosinone o a Bologna. Al solito gli Zen Circus invece buttano “letterariamente” merda, e si badi bene a non pensare che sia la provocatoria e avvincente trovata per attirare l’attenzione! Anzi forse sì. Tanto che sia o meno così, lo hanno sempre fatto. In “Pisa merda” il sapore di quel “morbido “punk”” edulcorato emerge nel coro cantato del ritornello, nel giro di basso, nelle voci sintetizzate al “text reader da Stazione dei treni” che annunciano l’arrivo in città... “merda”.


Una ballata semplice e ben fatta “L’anima non conta”. Linciata poi dalla successiva “Zingara”, che annienta il falso perbenismo con la ferocia di una canzone scritta dal “cattivista” che abbiamo tutti dentro. Un brano fondamentale. Se “Niente di Spirituale” poi parla delle superstizioni catastrofiche - falsità che non ci salveranno mai - sono “Terrorista” e “San Salvario” a sconfinare verso le influenze delle bellicose paure estere. Nessuna catarsi infine, “Andrà tutto bene”.


Una regolarità e orecchiabilità impeccabile. Un godibilissimo album degli Zen Circus. Ma nessuno sbilanciamento. Un gruppo talentuoso e affiatato che ha sempre subìto il problema di una popolarità in bilico tra chi li ritiene dei grandiosi parolieri e chi voleva sentire la vera spinta “incazzata”, forse quella addensata dal lo-fi che c’era nei loro primi album. Spinta che, alla fine dei conti, viene semplicemente accarezzata. La loro è un’accorta e forse ancora più coraggiosa scelta: quella cioè di mandarti “affanculo” canticchiando con calma una filastrocca dietro l’altra.

È la loro indipendenza - quella su cui hanno costruito la loro musica - a definirli meglio? Forse no. Forse da tutta questa solida e rispettabile indipendenza, poteva emergere qualcosa di molto più audace.

Tracklist
01. La terza guerra mondiale
02. Ilenia
03. Non voglio ballare
04. Pisa merda
05. L'anima non conta
06. Zingara (Il cattivista)
07. Niente di spirituale
08. San Salvario
09. Terrorista
10. Andrà tutto bene

Emanuela Platania 6/10/2016

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