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La complessità dell'essere umano in Forever Vecchio, il nuovo disco di Giovanni Santese

Giu 12

Nell’enorme panorama musicale italiano ci sono moltissimi cantanti ancora tutti da scoprire e l’unico modo per farlo è andare un po’ più a fondo, aprire la mente a nuove cose e non fermarsi in superficie accontentandosi della musica commerciale che spopola grazie ai talent show e a tutti quei nuovi modi di promuovere artisti e diventare famosi che vanno di moda al momento. Tra questi cantanti spicca sicuramente Giovanni Santese e la sua musica indipendente, pop, folk ed elettronica. Il cantautore pugliese inizia il suo percorso nel 2014, quando pubblica, con il nome d’arte non giovanni, il suo primo album Ho deciso di restare in Italia, con la Irma Records. Un disco apprezzato dalla critica che gli ha permesso di arrivare finalista, nel 2015, all’assegnazione della Targa Tenco come Miglior Opera Prima. Quattro anni dopo, nel 2017, sempre come non giovanni, rilascia Stare bene, il suo secondo album. Nel corso degli anni e dopo la pubblicazione di questi due dischi è andato in tour in giro per l’Italia a portare la sua musica, sia con la band sia unplugged (in acustico). Nel 2014 ha anche partecipato allo storico concerto del Primo maggio a Taranto, davanti a 100.000 persone, insieme a cantanti del calibro di Fiorella Mannoia, Afterhours, Vinicio Capossela e molti altri.

Dopo quasi 10 anni dall’uscita del primo album Giovanni Santese ha deciso di pubblicare Forever Vecchio, la sua terza creazione, questa volta però firmandosi con il vero nome. Grazie ai singoli che hanno anticipato il disco (Forever Vecchio, Questo amore, Algoritmo e Dobbiamo fare bellezza) possiamo capire come esso simboleggia una presa di consapevolezza e accettazione di sé stessi, un guardarsi dentro e fuori senza darsi giudizi inutili sapendo che l’unica cosa che conta è essere quello che si è, indipendentemente da tutti i problemi che caratterizzano ogni individuo. Lo stesso artista ha affermato, parlando dell’album e più nello specifico della traccia Forever Vecchio: “Forever Vecchio è Dorian Gray che distrugge il dipinto e decide di invecchiare, è smettere di voler piacere agli altri per piacere finalmente a sé stessi, è la forza della debolezza e della verità”.

Se si potesse descrivere graficamente questo disco, sarebbe sicuramente una sinusoide - che in geometria descrivono la funzione seno - dove una serie di curve ascendenti e discendenti, creano un grafico preciso, ritmico ed equilibrato. Il parallelismo con il disco di Giovanni Santese è molto semplice poiché le curve descrivono i vari stati di umore che i brani, per musica e testo, trasmettono. A momenti più allegri, concitati e movimentati, si alternano canzoni più introspettive, con ritmi più lenti e delicati: si crea così una precisa contrapposizione che alterna un brano con un ritmo “incalzante” ad un suo opposto, un espediente che permette all’ascoltatore di mantenere sempre vigile la sua attenzione.

Iniziando già dalla prima traccia che accoglie con dolcezza l’ascoltatore nelle sue parole: si intitola Milano e, a dispetto di quanto si possa pensare, non è un omaggio alla città meneghina ma ad una vita che deve essere vissuta lontano dalla città che ti ha cresciuto. Nel brano, infatti, Giovanni canta “siamo sprecati in provincia, andiamo via di qua: il nostro posto è la città. […] Vogliamo ancora fare finta che sei felice con poco”, facendo riferimento ad una realtà che non ti soddisfa perché sembra sminuire le tue abilità. Una canzone, questa, che suona come un addio ma che brilla di ottimismo nei confronti del futuro. In netta contrapposizione è la seconda traccia Tutto nella testa, che fa una bella digressione su tutti i problemi che tendiamo a crearci e dei quali diventiamo schiavi…se non fosse che, il problema reale, è solamente nella nostra testa. Il ritmo trascinante del brano, si enfatizza anche con la continua ripetizione (sul finale) della frase “è tutto nella testa” che sembra voler scardinare la convinzione che siamo attanagliati da problemi che, invece, vivono solamente dentro di noi.

Forever Vecchio, con una melodia scherzosa, dà il titolo al disco e nel suo testo, elogia il diventare grandi e l’invecchiare senza paura ma prendendo consapevolezza della propria maturità, vivendola anche con spensieratezza. Un brano che vuole soffermarsi sull’accettazione delle proprie debolezze e sul fatto di non sentirsi più immortali. Molto belle ed intense anche i brani come Questo Amore che, nel parlare del rapporto tra due persone, mette in luce anche le prospettive future che si pongono in una coppia; Fidati di me con un ritmo molto fresco ed estivo, incentrato sulla fiducia reciproca; o ancora Dobbiamo fare bellezza dove si parla di amore ma nei confronti del futuro ed in particolare ai bambini. Questo brano è la lettera di un padre al figlio ed il coro di bambini, che entra alla fine del brano, sembra rappresentare un metaforico passaggio di testimone tra generazioni, nella società e nella vita.

Algoritmo è testualmente più forte: nella canzone, infatti, ci sono riferimenti alle tragiche vicende vissute nella nostra società come le sparatorie nelle scuole americane o episodi di violenza nei confronti delle donne. Un brano distopico ed esasperato che vuole però avvertire che stiamo perdendo sempre di più il controllo delle nostre vite e che forse, in futuro, arriveremo a non ritenerci più responsabili di un’azione perché ce l’aveva suggerito un algoritmo, nello stesso modo in cui ci suggerisce i brani da ascoltare.

Ben strutturato e calibrato, Forever Vecchio tutto sembra tranne che un disco d’esordio – visto anche il già citato passato musicale del cantautore - bensì un disco che conferma una ben chiara e precisa identità musicale (e testuale) che riesce a guardare al futuro e alle sue tensioni senza mai perdere uno sguardo ottimista.

A breve Giovanni Santese porterà il suo album live, in giro per l’Italia, con il Forever Vecchio Tour. Uno spettacolo che sul sito del cantante viene descritto così: “Il concerto è un grande trasloco di parole e canzoni, dal vecchio al nuovo e viceversa. Cartoni affastellati sul palco che contengono immagini, oggetti, storie. Lenzuola bianche a coprire gli strumenti. I musicisti stessi sono tutti vestiti di bianco e chiunque dal pubblico è libero di salire sul palco in qualsiasi momento e lasciare una frase o un pensiero sugli abiti degli stessi musicisti. La scenografia è un insieme di giganteschi fogli volanti con sopra appunti di canzoni”.

Prodotto da Taketo Gohara e pubblicato sempre dalla Irma Records, Forever Vecchio è disponibile su tutte le piattaforme streaming e in versione fisica.

Alessandra Miccichè, Roberta Matticola 12/06/2023

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