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OOPA: la forza centrifuga degli Out of place artifacts

Dic 06

Artefatti fuori luogo, esistenze di difficile etichettatura e collocazione: sono così le nove tracce di questo disco, e questo è anche il significato del nome degli Out of Place Artifcats.
OOPA, loro acronimo, è un album d’esordio incredibilmente saggio, anticipato e sintetizzato dal singolo “Little Boy” uscito a giugno. Le canzoni al suo interno sono riflessi di mondi e pensieri diversi: ognuna è un essere autonomo, un tutto e un niente, un’onda diversa nella scia lasciata dalla loro barca.
Attivi dal 2005, ad Alessandro, Andrea, Giorgio e Riccardo si aggiungono Luca (batteria) e David (voce), arrivando a completare la formazione odierna. Nata nella periferia romana, la band ha registrato questo lavoro nel 2014 alla Gpees Productions di Como, supervisionata da Giorgio Pona e Gigi Piscitelli, per poi masterizzarlo con John Davis dei Metropolis Studios a Londra.oop1
E quello che ne è emerso è al tempo stesso calamitico e nebuloso, elaborato ma accessibile, variegato ma lineare. L’originalità di accostamenti strumentali origina un’essenza che va oltre i confini – fisici e mentali – italiani, una sostanza che si lascia influenzare e manipolare, che non ha nessuna intenzione di mettersi su rotaie ma piuttosto di perdersi nei sentieri di montagna.
I profumi della loro macchia musicale sono molti: noise, rock alternativo e rock più originario, le reminiscenze degli anni post punk, il cantautorato di ieri e di oggi, riverberi elettronici uniti a violino e pianoforte.
Già con l’Ep del 2011, Irrelephant, l’originalità della chiave di lettura era stata l’emblema del loro lavoro. Qui si conferma una delle loro risorse cardine: la capacità di saper coniugare pensieri diversi nel giro di 6 minuti, di accostare inglese, corde melodiose e percussioni decise. Dalle schitarrate storpiate di “Fully Obsessed with Coffee” alla eterea “Frog 1”, dal tuffo nel suono rolleggiante del passato di “Dorotea” allo spirito ballad di “Vetiver”, l’album è una corsa su e giù per la storia, per la mente e per l’ispirazione elaborata e irrefrenata.

OOPA è un esplorare ogni angolo, uno spolverare ogni suono, uno sfogliare varie ma chiare pagine compositive. Un andare per boschi per “vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”. (H.D. Thoreau)

Giulia Zanichelli 04/12/2016

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