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“Superfiction”, il quinto album dei Cold

Sono di Jacksonville, Florida, ma non hanno nulla di allegrotto o di facilmente accostabile alla terra di “Miami vice” o di Disneyworld. Anzi, hanno un’energia e una carica prepotente, pregna di chitarre distorte e batterie pulsanti, che richiama alla mente – geograficamente parlando – gli antipodi statunitensi dello stato di Washington, quello in cui si situa la beneamata Seattle, patria di tante rumorose e arrabbiate band degli ormai lontani Nineties. E in effetti i Cold appartengono al cosiddetto filone del ‘postgrunge’, cioè delle band, sorte nell’ultimo quindicennio, dalle sonorità affini a quelle di Nirvana & company.

Il quintetto è guidato dalla ruvida (ma che sa farsi carezzevole nelle ballate, vedi “Emily” o “Delivery the saints”) voce di Scooter Ward, trainata da un muro di chitarre (Zach Gilbert e il nuovo entrato Drew Molleur) e dalle solide dinamiche di basso (Jeremy Marshall) e batteria (Sam McCandless).

Dopo un breve iato di circa tre anni (relativo al periodo 2006-2009), la band è tornata in studio per dare un seguito alla vagamente deludente prova del quarto album, quell’ “A different kind of pain” del 2005 che sorprese in negativo lo zoccolo duro dei fans con una scaletta di brani decisamente più morbidi rispetto all’usuale.

Con questo “Superfiction”, invece, i Cold ritornano all’assalto del palco con una serie di pezzi all’altezza dei primi, aggressivi lavori del gruppo: basti ascoltare l’attacco di “Wicked world” (http://www.youtube.com/watch?v=jOdYOR0V_SA), prima traccia e primo singolo dell’album, o pezzi granitici del calibro di “Flight of the superstar” e “What happens now” o ancora la malinconica “Crossroads”, per rendersi conto che l’ispirazione di Ward e soci è di nuovo ad alti livelli.

Attualmente la band è impegnata in un lunghissimo tour attraverso gli Stati Uniti, la cui fine è prevista per settembre.

 

(Manuel Nepoti)

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