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“The sound of sunshine”: torna Michael Franti e la sua cricca

Si nasce incendiari e si muore pompieri. Certo, dirlo di un armadio di due metri come Michael Franti, ancora nel pieno della sua attività artistica e uscito con meticolosità quasi chirurgica e timing perfetto in estate con l’ultimo lavoro, fa un po’ strano ma, ripensando agli esordi del 45enne di Oakland, un fondo di verità c’è. 

Si chiama programmaticamente “The sound of sunshine” e vede la partecipazione del sodale di tante battaglie (artistiche) Lorenzo Jovanotti il settimo album in studio di Michael Franti e i suoi Spearheads: ennesima tappa di un’evoluzione musicale che ha portato il musicista statunitense – che da anni ama girare scalzo perché, a suo dire, “stanco di pensare a tutti quei bambini che non hanno le scarpe” – a passare dal punk degli esordi al rock e infine al funk/reggae degli ultimi dischi. Anticipato dal singolo di lancio “Hey hey hey”, forse uno dei momenti migliori del disco e in heavy rotation in radio già da un paio di mesi, “The sound of sunshine” è un piacevole quanto prevedibile viaggio di tre quarti d’ora buoni in un sound sfacciatamente solare: sono lontani i tempi delle canzoni di protesta; è tempo di smussare gli angoli e cantare le gioie della vita, magari con qualche arrangiamento pop perché tutti possano raccogliere il messaggio del gigante con le treccine.

Intendiamoci: il disco – che Oltreoceano è già stato pubblicato in autunno, NdR –  scorre via che è un piacere e basta la title-track che in questi giorni viene lanciata assieme al video in cui compare anche Jovanotti, per capire di che pasta sono fatti gli altri 10 brani. E che siamo lontani dai tempi di “Yell fire!”. Poi, per carità: come si fa a voler male a un tipo come Michael Franti, un colosso buono che riesce a far convogliare tutta l’energia che ha dentro nei testi e nelle melodie che scrive e parlare solo in termini di operazione commerciale sarebbe riduttivo. Certo, in “The sound of sunshine” di idee ce ne sono pochine e alla lunga il suo rap-pop solare mostra la corda, fra ritornelli (troppo?) precisi e inni alla vita che, per chi non conosce i recenti guai del buon Michael (pur sempre reduce da un drammatico ricovero in ospedale nel 2009), potrebbero sembrare di facciata.

Facciamo così. Ascoltate prima “Shake it”, arrivata nella Top40 negli Usa, e “I’ll be waiting” e poi decidete se questa nuova versione di MF e i suoi sodali Spearheads fa per voi. Il prodotto, lo ripetiamo, è troppo ‘facile’ ma siamo pronti a scommettere che dal vivo farà il suo sporco dovere: il Carisma scorre potente nell’omone coi dreadlocks a cui piace girare scalzo.


(Raffaele G. Flore)

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