“This modern glitch”: The wombats, atto secondo
A quasi quattro anni di distanza dalla loro personalissima ‘guida all’amore, alla perdita e alla disperazione’ (“A guide to love, loss & desperation”, uscito nel novembre 2007) tornano i Wombats. Chi? Quelli di “Let’s dance to Joy Division” (http://www.youtube.com/watch?v=rlOVEMHLAMc), hit dal charleston facile (=ballabile all’ennesima potenza) che imperversò lungo l’estate 2008.
Forse che i nostri tre inglesini (età media 26 anni) sono nel frattempo cresciuti? Ma nemmeno un po’. E per fortuna, perché è proprio nella scanzonata – eppure ricercata – leggerezza dei testi, nella ricerca di un sound ritmato al punto giusto, da garage band fatta e finita, intriso di chitarre ferrose e zuccherato da una spolverata di synth, è proprio in questa formuletta facile facile (e quindi difficile da concretizzare in qualcosa di gustoso e originale) che i Wombats trovano la loro forza e il loro fascino.
Il fascino di pezzi come l’allegra “Last night I dreamt…”, che comincia con tono ironico (“I’m a good friend and an excellent lover… I can fool myself just like no other person can”) e improvvisamente, giunto al ritornello, declina sul tragico: “Last night I dreamt I died alone”: spiazzante.
Oppure del singolo “Tokyo (Vampires and wolves)”, ricca di tastiere anni ’80 e coretti nel ritornello, assolutamente, evidentemente, indiscutibilmente scritta e registrata apposta per la pista da ballo.
O ancora “Girls/Fast cars”, vero e proprio manifesto – certo, sarcastico – della mediocrità dei nostri giorni: “I like girls, girls and fast cars. It’s cheap and it’s pahetic, but you can’t hate me just because I like girls, girls and fast cars”.
Che i Wombats, per ora, siano solo un gruppo degli anni ’00 (e ’10) è assodato: a un orecchio comune possono facilmente suonare non molto distanti dai vari Fratellis, Strokes, Libertines o Arctic monkeys. D’altronde, niente fretta: per la maturità c’è ancora tempo.
(Manuel Nepoti)
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