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“The Iceman”, Shannon e Ryder per il cupo noir di Vromen

Attesissimo sin dal suo annuncio, “The Iceman” di Ariel Vromen è stato uno dei titoli più applauditi della seconda giornata di Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato Fuori Concorso.

Tratto dal romanzo di Anthony Bruno “The Iceman: the true story of a cold blooded killer”, il film porta in scena la storia vera di Richard Kuklinski (Michael Shannon), assassino su commissione che, tra il 1948 e il 1986, si rese responsabile della morte violenta di oltre un centinaio di persone.

Originario polacco, dall’aspetto imponente e dallo sguardo torvo, l’uomo si divide tra l’attività omicida, condotta con spietata freddezza, e la vita familiare esemplare come marito e padre pieno di premure. Quando il suo mandante capo (Ray Lotta) gli si rivolta contro, Richie entrerà in affari con il suo principale concorrente (un’irriconoscibile Chris Evans), dal quale erediterà una macabra modalità di occultamento dei cadaveri, congelati per non far risalire alla data del decesso, che gli guadagneranno l’appellativo di “iceman”, uomo di ghiaccio. Ma ormai la deriva è vicina e la moglie (Winona Ryder), all’oscuro di tutto, inizia a preoccuparsi…

Il film di Vromen, pur rimanendo nei territori classici del grande noir americano, carica il racconto di una connotazione psicologica inquietante che trova, inevitabilmente, il suo focus principale proprio nella figura di Kuklinski, diviso tra una naturale furia assassina divorata da uno spropositato senso di protezione verso i propri cari, un contrasto straziante nella sua ricerca disperata di una normalità irraggiungibile.

L’effetto, angoscioso e straniante nella sua abitudinaria follia, è raggiunto in pieno anche grazie ad un monumentale Michael Shannon, maschera avvilita di disperazione e odio, di amore coniugale e filiale rotto dall’incubo della morte; splendida anche la prova di Winona Ryder, contraltare di fragilità e fiducia perfetto per rendere ancor più completo il ritratto del killer; impeccabile tutto il resto del cast, così come la confezione del film, elegantemente cupa per questa ballata mortuaria che sembra la partitura di una sanguinaria tragedia elisabettiana.

 

(Giuseppe D'Errico) 

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