"Jackie & Ryan": un amore troppo freddo anche per la musica folk

I paesaggi sconfinati dello Utah, un musicista folk che viaggia saltando sui treni e che si innamora di una giovane donna bionda: potrebbero essere degli ottimi punti di partenza per una sceneggiatura. Potrebbe essere uno di quei film in cui si racconta l’America delle piccole città, uno di quei film in cui le immagini e le mani dei protagonisti sono leggermente sporche, rovinate dall’esistenza.

"Jackie & Ryan" invece, scritto e diretto da Ami Canaan Mann,  è una storia d’amore lineare che emoziona troppo poco.

Una città nel mezzo del nulla, protetta dalle montagne innevate all’orizzonte è il palcoscenico in cui i due si incontrano. Ryan (Ben Barnes), il bel vagabondo con la barba, è di passaggio, possiede un banjo e altre diciassette  cose che gli verrano rubate proprio mentre soccorre Jackie (Katherine Heigl) in seguito a un piccolo incidente. Lei invece è una cantante pop dimenticata, ha una figlia con sé ed un “quasi” ex marito che ha lasciato a New York. Sono in qualche modo due solitudini che si agganciano, o ancora meglio che si accordano, perché se c’è una cosa che funziona davvero nel film sono le canzoni. Scritte da un anonimo cantante folk amico della regista, sono delle vere e proprie ballate sulle quali la storia avanza. L’immaginario legato alle ferrovie, a chi decide di restare un passo indietro alla società, il paesaggio ovattato e sterminato, una voce che canta di bevute, nottate, di viaggi: tutto come un disco di Woody Guthrie. In questo quadretto però – come si anticipava -  ci sono delle pennellate estranee, che raffreddano la tela.

È come se mancasse qualcosa, perché Jackie & Ryan voleva descrivere una complicità assoluta, una solidarietà tra anime in difficoltà che sfocia in un sentimento solido e responsabile, ma questa consapevolezza a proposito del film resta del tutto razionale. Lo si sa, ma non si sente. Poteva essere un’esplosione emotiva, invece tutto rimane innocuamente piacevole, sotto controllo.

 

(Erika Favaro)