Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“The Sorcerer and the White Snake”: amori, magie e pupazzoni digitali

Il regista e coreografo Tony Ching Siu-tung, tra gli interpreti più influenti del cinema di Hong Kong, torna al genere fantasy-marziale-cavalleresco del wuxia, dopo aver promesso di sbalordire il pubblico con nuove tecnologie digitali. Ecco, cominciamo dunque col dire che gli effetti speciali di questo film oscillano invece tra il brutto e l’imbarazzante, facendo rimpiangere fuochi d’artificio e (ben più costose) tecniche analogiche. Sembrerebbe infatti che al povero Siu-tung gli abbiano tagliato i fondi sul più bello, oppure, se come ha dichiarato «grazie alla tecnologia l’unico limite di un regista è la sua immaginazione», qualcuno dovrebbe aiutarlo a ritrovare il manuale di istruzioni.

E si potrebbe tranquillamente continuare a sparare a zero su questa magica avventura per bambini cinesi (nessuna questione razziale, solo un doveroso distinguo culturale), ma non sarebbe utile a nessuno, tanto si è già capito che il film è da evitare per chi abbia superato i dodici anni. Molto più interessante, invece, provare a farselo piacere.

 

Jet Li è il mago di una comunità di sacerdoti buddisti e insieme al suo impacciato apprendista prega e viaggia a caccia di demoni. Da un’altra parte, due entità sorelle, metà ragazza e metà serpente, si trastullano languide e annoiate. Una di loro, il serpente bianco, si innamora di un giovane erborista di passaggio, e mentre questo sta per affogare, lei acquisisce sembianze umane e gli salva la vita baciandolo. I due si rincontrano e vanno a vivere insieme il proprio idillio amoroso, con il ragazzo ignaro della vera natura della sua bella sposa ma contento matto lo stesso. 

Lo stregone però non risparmia nessuno, neanche i demoni buoni, si incaponisce e vuole far fuori la dolce fanciulla, benché questa gli dica “scusa, ma che vuoi? Siamo belli, felici, ci facciamo gli affari nostri, quindi perché non te ne vai a rompere le scatole a qualcun altro?”. E invece no! Ed è qui il bello del film. Chi è dunque il cattivo se il cattivo è buono e il buono è un imperturbabile rompi balle? Tra l’altro la ragazza serpente ha pure gli amici del bosco dalla sua parte, con le loro vocine acute da spaccargli i denti, certo, ma gli amici del bosco non si mettono mai con i cattivi.

Quindi? Quindi botte da orbi, stregonerie, combattimenti volanti, comicità involontaria pseudo farsesca e mostri a cui non crede nessuno eccetto i bambini cinesi (ibidem). 

E poi questo amore oltre l’impossibile, svenevole e stucchevole quanto vuoi ma che tutti vorremmo vivere, con i suoi sguardi luccicanti di lacrime e i fiumi di parole che dopo un po’ non gli si sta più dietro, ma va bene così. La condanna di due creature la cui natura diversa non concede di stare insieme, colpevoli solamente di volersi amare liberamente. 

Lo stregone, visti i risvolti catastrofici della sua intransigenza, si interrogherà sulla reale bontà delle proprie azioni, ma una lettura politica risulterebbe probabilmente forzata.

Basti pensare che a un certo punto c’è una enorme torre in cui deve far entrare la ragazza, ma anziché aprirle semplicemente la porta decide che è meglio sollevare la torre da terra per farla passare da sotto: ecco in questa impresa gratuità sta il senso di una favola sbagliata, dove non tutto può ma tutto deve succedere.

Bastardo di un Jet Li, erano tanto carini quei due!

 

(Antonio Laudazi)

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM