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"La Désintégration", di Philippe Faucon

La Désintégration, del francese Philippe Faucon, descrive il lento quanto inesorabile passaggio di un ragazzo marocchino alla sponda fondamentalista della comunità islamica nella quale vive. Alì vive con la madre e i fratelli nella periferia di Lille, e fatica a trovare un posto come stagista, nonostante i suoi buoni risultati ai corsi che segue. L’insoddisfazione e la convinzione che in Francia regni il razzismo nei confronti degli arabi, spingono Alì a frequentare un gruppo di ragazzi che si riunisce intorno a Djamel, abile oratore, capace di instillare lentamente il dubbio in Alì e compagni, fino a far rinnegare loro l’appartenenza a qualsiasi popolo, qualsiasi comunità: per Djamel devono essere “solo” musulmani e, in quanto tali, li incita ad abbracciare le armi e “combattere come soldati di Dio”. Il film segue la preparazione del colpo terroristico alla base della Nato, in Belgio, mentre la madre di Alì prova a spiegare al figlio i veri precetti del Corano.

Faucon dirige, quasi con fretta, un film nudo e crudo, che segue i ragazzi kamikaze fino al loro attimo finale di disintegrazione (o di rinuncia). Non aggiunge altro, e forse è questo il suo limite principale. La Désintégration allude a una dis-integrazione di comunità diverse, e offre interessanti spunti di riflessione sulla condizione degli immigrati nordafricani nella periferia francese, ma oltre a filmare questa “situazione”, Faucon non si sbilancia in nessuna direzione, lasciando dietro di sé un’opera troppo fragile per avere il carattere di denuncia (cinematograficamente) artistica.

 

(Luca Lampariello) 

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