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“Temporary sciò”: lezioni di tango per un ritmo precario al Teatro Di Documenti

“Lì non ci torno. Non c’è più bisogno” dice la precaria di turno, interpretata da Carla Giovannone, al cellulare. Mette via il telefono, alza le spalle e, sconsolata, ripete: “Va bè, allora aspetto”. Tutti gli spettatori hanno un proprio posto in questa sala d’attesa di un’agenzia di lavoro “interanale” in cui, sospesi tra un impiego a un euro e quarantacinque centesimi l’ora e vite svalutate, si tenta di restare in equilibrio. Il numero fortunato è il trecentododici e la funambolica precaria, riservata, piegata su di sé e sballottata come una bottiglia dalle onde del mare, ha con sé un curriculum per ogni necessità: baby sitter, aiutante cameriera, cameriera, mago, idraulico. “Oggi per fare un lavoro non occorre saperlo fare”: basta dotarsi di capacità di adattamento, cibarsi di slogan motivazionali, e farsi camaleontico tra gli ingranaggi oscuri di una società precaria.

Questo spettacolo, presentato dall’Associazione culturale Teatrame, mette in scena i fantasmi quotidiani prodotti dalla lungimiranza di una politica miope che crea nuovi poveri, in un dopoguerra virtuale, lasciando sul campo legami affettivi sdruciti, conti correnti prosciugati e curricula tritati dalla macchina della globalizzazione. L’intensa capacità vocalica di Miriam Petruzzelli e l’organetto di Bruno Venturini ci trasportano su melodie popolari meridionali in corsa verso il continente, su melanconici ritmi argentini e classici di un tempo che fu e che ritorna: “Quizás, quizás, quizás”.

Il tango entra nello spettacolo come un vento che risveglia e che smuove, che porta con sé l’esempio e il timore dell’Argentina ma anche la voglia di una riscossa da inventare, magari improvvisando insieme, ma cercando di capire e di imparare nuovi passi per crescere su nuovi ritmi.

 

(Manuela Margagliotta)

 

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