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"Battesimi": al teatro Eliseo la danza è protagonista

 

Liberamente ispirato a Le Troiane di Euripide, Battesimi è uno spettacolo di teatro-danza in cui Michela Lucenti, qui coreografa, danzatrice e ideatrice dei canti, conferma, dopo il successo di I sette a Tebe di Eschilo nel 2006, il suo impegno artistico nell’analisi e nell’attualizzazione dei temi della tragedia classica. Lo spettacolo fa parte del progetto Eliseo Lab – esplorazioni per un nuovo teatro, rassegna teatrale dedicata alla nuova drammaturgia nata con il contributo del Comune di Roma, dove è in cartellone ancora fino a domenica 11 maggio.Battesimi vede impegnati undici giovani danzatori-attori presenti in platea già all’arrivo dello spettatore in sala. Si riscaldano e si preparano, coinvolgendo man mano il pubblico nella fase del trucco e della vestizione, rendendolo quindi partecipe alla preparazione dello spettacolo stesso, e restando poi in attesa in fila indiana che tutti siano seduti, prima di guadagnare il palcoscenico pronti all’esibizione. L’azione scenica si svolge su d’un grande tappeto d'erba sintetica, dove più nulla dovrebbe crescere. Cominciano le lamentazioni accompagnate da originali e ripetitive coreografie, sottolineate ora dalla musica di Fabrizio De andrè ora da Elvis, e rese suggestive dall’irruzione in scena dell’acqua. La forza del corpo e i canti sono l’eco di qualcosa di troppo grande per essere compreso, un esodo che si spinge verso una linea sacra di demarcazione per buttarsi, immergersi senza pentimento nella gioia scivolosa della vita, grazie al coraggio di una scelta, al coraggio di un atto semplice come quello di lavarsi la faccia con l'acqua fresca, che è elemento puro, spirituale e laico allo stesso tempo, ed è elemento presente, testimone del cambiamento, che alla fine spazzerà via e renderà fertile la scena e i suoi interpreti.
Le Troiane è un dramma semplice, ma geniale niente  più che l’elaborazione di un lutto, una tragedia senza azione, un’epopea rovesciata dove tutto è già avvenuto e non resta che un'elegia funebre ed ancestrale. La guerra è finita, morti gli eroi restano le donne ad aspettare il loro destino nel campo dei vincitori. In tutto il dramma  è evidente la presenza viva ed acuta del dolore,  che si congiunge con la convinzione dell'eroicità e della bellezza della sventura di fronte all'apparente vittoria dei distruttori. Risulta evidente la centralità del punto di vista dei vinti e non dei vincitori, Euripide punta i riflettori su di essi, in particolare sulle donne, con lo scopo di gettare luce sulle sofferenze e sul dolore portati dai conflitti armati. Ma lo stesso intento non è certamente stato perseguito da questo gruppo che è riuscito a rendere inutilmente difficile la comprensione di questo semplice concetto. 

 

(Teresa Brancia)

 

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