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"Costantino 313 d.C".: millesettecento anni nel segno della tolleranza

C'è in questa mostra una toponomastica di Roma che oltrepassa i secoli e fa rintracciare nei luoghi del presente le impronte del passato. Un dialogo possibile dopo quasi due millenni di distanza prende forma attraverso i più recenti ritrovamenti presso i siti del complesso di Santa Croce in Gerusalemme, delle tombe della basilica sulla via Ardeatina, della via Laurentina dove è stato rinvenuto uno scrigno con quarantanove monete di epoca costantiniana. 

Più che una mostra su Costantino, sugli aspetti privati dell'imperatore che secondo la tradizione storica, concesse la libertà di culto ai cristiani e sconfisse grazie al segno della croce il nemico Massenzio, è una "mostra-anniversario" che celebra l'era di libertà e di tolleranza che egli inaugurò e che cambiò per sempre la storia dell'Occidente.

Immancabile, il capo gigantesco del colosso di Costantino ci guarda dall'alto, ci accoglie in questo percorso dove la scultura romana si fa altomedievale, dove la testa dell'imperatrice del III sec. d.C. è già una Madonna rinascimentale col suo volto dolcemente inclinato e incorniciato da un velo e una corona. Costanza, la madre di Costantino si mostra, invece, severa e accigliata. Un realismo che doveva rendere più vicini e presenti personalità lontane (lo stesso Costantino sfiorò Roma solo per fare i conti con Massenzio e ritornò presto a Milano, all'epoca capitale) e che riscontriamo anche nel ritratto di Decio e di un tetrarca (uno dei quatto sovrani che governavano sull'Impero diviso in quattro blocchi). In particolare il volto del sovrano picchiettato da una barba resa con precisi colpi di scalpello attraversa il tempo e giunge a noi vivo e presente.

Su un pilastro "totem" gli imperatori avvolti nella loro toga si confondono coi martiri, coi santi. Cornici dagli stilemi orientaleggianti anticipano la linea curva e floreale dello stile Liberty, il simbolismo delle piastre a forma di cristogramma (combinazione di lettere greche o latine per formare un'abbreviazione del nome di Cristo) con la loro essenzialità priva di orpelli fanno il verso a un moderno oggetto di design, una statua di Cristo docente con la gamba destra leggermente avanzata stabilisce un dialogo segreto e impossibile con i Kouros della scultura greca arcaica di dieci secoli prima mentre il mosaico di Orfeo proveniente da Cagliari sembra composto dalle pennellate liquide del XVIII sec. invece che da tessere. Di altissimo valore e di una accuratezza artigiana sorprendente sono i gioielli cristiani provenienti dalle tombe della Via Ardeatina, gli elmi ad archi gemmati del tesoro di Berkasovo in Serbia, le insegne imperiali rinvenute alle pendici del Palatino e le croci dell'VIII sec. provenienti da Cividale del Friuli.
Il viaggio si conclude con l'animazione in computer grafica dell'arco di Costantino dopo aver attraversato le sale che accolgono le statue di Mitra, Elios e Iside che ci parlano di un'epoca di tribolazioni molto vicina alla nostra per quella febbrile ricerca di risposte, di divinità e di "segni" in cui confidare e sperare.

 

(Vera Santillo)

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