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"Come un tuono": la tragedia secondo Derek Cianfrance

Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli. Questo sembra suggerire la nuova pellicola di Derek Cianfrance, giovane regista statunitense al suo terzo lungometraggio. Luke Glanton è un pilota di motociclette che vive esibendosi in uno spettacolo itinerante. Durante una delle sue performance, in un piccolo paese dello stato di New York, viene a conoscenza di avere un figlio nato da una relazione con una giovane donna del posto incontrata l’anno prima.  Decide quindi di fermarsi a Schenectady per crescere il bambino e provvedere alle sue necessità. Il metodo più facile per guadagnare in fretta è rapinare banche sfruttando la sua straordinaria abilità di motociclista. Ma "chi corre come un fulmine si schianta come un tuono". E Luke, dopo una rapina andata male, morirà per mano di Avery Cross un giovane e inesperto poliziotto anche lui padre di un bimbo di un anno.

Quindici anni dopo i figli dei due si rincontreranno a scuola e diventeranno amici. Il passato però è sempre in agguato e la violenza chiamerà altra violenza. Diviso in tre macrosegmenti narrativi “Come un tuono” richiama fortemente la struttura della tragedia greca. E’ il fato che guida la vita dei protagonisti, costretti a fare i conti con qualcosa di incontrollabile. Sono pedine di un gioco crudele e beffardo che mette a dura prova le loro esistenze.

Cianfrance è abilissimo nel delineare i personaggi attraverso scelte registiche che trascinano lo spettatore, fin dalle prime inquadrature, nelle vicende narrate. La macchina da presa, utilizzata spesso a spalla, indugia sui volti dei personaggi, li segue nelle loro folli corse, non abbandonandoli neanche un istante. Ci si affeziona a loro fin da subito e si partecipa con apprensione agli eventi che li riguardano. Il racconto perfettamente circolare e coerente nel finale lascia spazio alla speranza. Certo è difficile sfuggire a un destino già segnato, ribellarsi alla pesante eredità paterna, ma ci si può provare. E forse anche riuscire. Ma questo è un altro film.

(Monica De Simone)

 

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