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Viaggi e balene, in libreria otto inediti di Melville

Herman Melville nei panni di un umorista proprio non saremmo riusciti a immaginarlo. Eppure, il gigantesco creatore di avventure e allegorie, padre di “Moby Dick”, mentre scriveva di Ismaele, Achab e del mare, violento e infinito, che si impone allo sguardo dell’uomo, si divertiva a prendere in giro il generale e futuro presidente degli Stati Uniti Zachary Taylor, confezionando un bozzetto di satira politica.

Questo e altri sette scritti fanno parte del volume “Viaggi e Balene”, in uscita per Clichy editore. Una raccolta che propone, per la prima volta tradotti in italiano, alcuni testi di Melville, scoperti di recente e pubblicati in lingua originale nella sua Opera Omnia. Oltre agli schizzi umoristici, il libro comprende pure testi, di argomento molto diverso, pensati per essere pronunciati in pubblico. Si tratta degli interventi a tre conferenze – dedicate ai mari del sud, al viaggiare, alle statue classiche romane – cui partecipò lo scrittore.

Accanto al Melville conferenziere, i contenuti inediti riuniti dall’iniziativa editoriale di Clichy raccontano il Melville studioso di letteratura, l’autore, severo e brillante, di recensioni e critiche. E se può non appassionare l’analisi condotta su uno dei romanzo di Fenimore Cooper (il nome dice poco, ma si tratta dell’autore de “L’ultimo dei Mohicani”), sono una golosa chicca per fanatici di “Moby Dick” le recensioni a due volumi sulla caccia alla balena. Qui lo scrittore americano riflette sul declino della poesia dell’acqua salata, in considerazione dei “tanti, specifici dati di fatto ormai rivelati sulla vita nautica”, e scoraggia “i giovani innamorati delle avventure sugli oceani”.

Saggi e articoli sono tradotti da Fabrizio Bagatti e accompagnati da un apparato di note e commenti, a cura dello stesso traduttore, che consente di collocare i testi proposti nel quadro dell’opera melvilliana.

 

(Mariafrancesca Infusino)

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