"Homo Ridens" - Anatomia di una risata
Cosa fa ridere noi umani? Un rutto, un peto, ma anche la fotografia della mano di una delle vittime del 11 settembre, che con il dito indice alzato sembra dire “U.S. Army Want You”, con un cinico richiamo allo Zio Tom, il celebre personaggio del cartellone pubblicitario per la chiamata alle armi usato durante il Vietnam. Homo Ridens, spettacolo dei Teatro Sotterraneo, gruppo di ricerca teatrale fiorentino, non si pone di alcun problema di tipo etico o morale: si ride di tutto, sopratutto quando non c'è nulla da ridere.
Così viene presentato sotto forma di test, che cerca di avere un riscontro dinamico con il pubblico attraverso la rilevazione dei decibel raggiunti dalle risate. Sembrano sketch quelli messi in scena da quattro attori, tre uomini e una donna, ma di fondo conservano una cattiveria che altro non è che una cupa riflessione sulla natura umana: si ride quando si è felici, ma anche quando si è nervosi, o si ha paura. La prova ne è che quando gli improvvisati scienziati minacciano fisicamente gli spettatori, incombendo oltre la linea prossemica di sicurezza, si ride, ancora, istericamente, sapendo che fa parte dello spettacolo, eppure tesi per la paura che questa convenzione non venga rispettata.
Interessante come i risultati finali siano messi a confronto con quelli di spettacoli precedenti, e come durante la performance stessa si inneschi questo meccanismo di paragone con il vicino di sedia. Non ci sono riflessioni profonde, che altrimenti rischierebbero di sbilanciarsi verso una morale banalizzante. La piéce offre solo la constatazione di uno stato dei fatti, ci si può ridere su se si vuole, non c'è nulla da fare: ridere è umano, troppo umano.
(Alice Gussoni)
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