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Unorthodox: la meravigliosa miniserie Netflix sulla storia di una giovane dissidente

Unorthodox

Unorthodox è una nuova miniserie tedesca dalle grandi emozioni.

Ispirata all’autobiografia di Deborah Feldman (Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, 2012), scritta e diretta da Anna Winger e Alexa Karolinski per Netflix, è la storia di una donna che va alla ricerca di se stessa e la sua comunità nel mondo. Protagonista è Esther, detta Esty, Shapiro (la fenomenale attrice israeliana Shira Haas, classe 1995), che vive in un ambiente estremamente religioso di New York e si libera da un matrimonio combinato infelice, fuggendo a Berlino.


La ragazza cresce a Williamsburg, Brooklyn, il quartiere della comunità ebrea ultra-ortodossa del movimento chassidico Satmar e a soli 19 anni è obbligata a sposare un ragazzo che non ama. Singolare e apprezzata la scelta di realizzare la miniserie per la maggior parte in yiddish (o giudeo-tedesco, lingua parlata dagli ebrei stanziati in Germania, nei paesi dell'Europa orientale e diffusasi poi in America), permettendo di immergersi in una realtà criptica, di regole e tradizioni rigidissimi.


La trama si sviluppa su due diversi piani spaziali: da una parte la comunità ebrea chiusa e dall'altra, oltreoceano, la capitale della Germania: ampi spazi aperti, viali alberati, grattacieli di Postdamer Platz dalla geometria magnetica e imponente, luci rosse al neon che illuminano i famosissimi club tedeschi. Nel labirinto della modernità, la giovane Esther va alla conquista della sua emancipazione, accompagnata da flashback che ritraggono il matrimonio a New York, il sesso come semplice e puro atto di procreazione in funzione di dare al proprio marito una famiglia numerosa. Eppure, sembra tutto, passo dopo passo, seguendo come Teseo il filo di Arianna, così dannatamente lontano ed estraneo ormai.

unortodox3 21112344Esther scopre che un panino al prosciutto non le fa male, così come la musica techno ad alto volume in una discoteca e fare l’amore con un ragazzo di cui si sta innamorando. Viene accolta in una nuova comunità, incontrando amici affini e rintracciando la madre, scappata come lei anni prima nella metropoli tedesca, perché "diversa". È un viaggio insolito, che conduce un’ebrea nel posto da cui i suoi avi sono scappati, sopravvissuti alle atrocità dell'Olocausto. Esther va oltre le barriere, i pregiudizi e la sua storia non è un atto di ribellione, ma una conoscenza di sé e un gesto di sana emancipazione da quello che non le appartiene.


Sarei egoista perché non voglio provare dolore? Assolutamente no, cara Esther.

 
La strada è tortuosa, in salita e segnata da ostacoli, ma l’incontro con un gruppo di ragazzi di un prestigioso conservatorio è la crepa nel muro da cui far entrare la luce, per illuminare un sogno nel cassetto segreto: inseguire la bellezza della musica, cantando a squarciagola note che fanno vibrare l’anima e inumidiscono gli occhi, anche sotto un semplice ponte che attraversa un parco.
È una storia romantica e unica, che permette non solo di insediarsi nella lingua yiddish e comprendere la cultura ortodossa ebrea formatasi nel dopoguerra negli States, dopo i traumi terribili della Seconda Guerra Mondiale, ma anche di vedere il mondo con gli occhi di una giovane ragazza che è diversa dalla comunità in cui è nata e ha il sacrosanto diritto di lasciare uscire fuori se stessa, amando e lasciandosi amare per quello che è.


Immagine di estrema delicatezza e forte lirismo è la gita al lago di Esther: si toglie le calze color carne che le coprono le gambe magre, la parrucca che era obbligata a indossare per coprire la testa rasata a zero e galleggia a braccia spalancate su acque limpide, lasciandosi andare in un bagno catartico, illuminata dalla luce calda di un tramonto che inneggia alla conquista della libertà.

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L’immagine riflessa allo specchio non è più quella di una ragazza in lacrime che si lascia tagliare i capelli, ma quella di una diciannovenne che vuole solo capire chi è e cosa vuole, mettendosi con innocenza estrema un filo di rossetto rosso in un locale berlinese e bevendo una birra, che pensava l’avrebbe portata a punizioni divine, con amici (ri)trovati, in piena spensieratezza.

Da non perdere anche lo speciale dietro le quinte, Making Unorthodox, sempre su Netflix, che illustra nei dettagli la realizzazione dell'opera, attraverso interviste alle sceneggiatrici, alla scrittrice del romanzo cui è ispirata la miniserie e alla meravigliosa protagonista. Un lavoro viscerale e attento ai particolari. I quattro episodi di Unorthodox si divorano, lasciandosi rapire da una potenza poetica devastante.


Camilla Giordano  29/04/2020

 

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