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Splendor: la trasmissione di cinema che va in onda in tv e piace alla rete

Potremmo dire che "Splendor" è il programma sul cinema che il cinema lo usa per parlare anche di tutto il resto. E lo fa con quell’atmosfera intima, da chiacchierata colta, che anni di contenitori tematici fatti di poltroncine a ferro di cavallo o servizi pigolati dai red carpet ci avevano quasi fatto dimenticare.
Condotto da Mario Sesti al Teatro Centrale di Roma, prodotto da Erma Production con Istituto Luce e Mibact, "Splendor" va in onda il sabato sera a mezzanotte su Iris e, in replica, la domenica alle 21 su MYmovies. Il programma è ideato e curato da Sabina Ambrogi, Max De Carolis, Mario Sesti, scritto insieme a Nicole Bianchi, Fabio Luzietti e Gabriele Niola, con il coordinamento produttivo di Cristina Scognamillo, e Margherita Bordino e Valeria Santori in produzione.

Abbiamo parlato con Gabriele Niola, critico cinematografico e autore della trasmissione.splendor
Scrisse Gian Luigi Rondi sul Tempo in occasione del film Splendor di Ettore Scola: «Il tempo che passa, le cose che cambiano. In peggio, per il cinema, aggredito dalla televisione che gli ha svuotato le sale. Anche se non c’è da disperare. Questo Splendor ». Era il 1988. Portare in televisione, oggi, un programma chiamato Splendor è un tentativo di conciliazione fra due nemici giurati?
"Innanzitutto ci piaceva la parola. E probabilmente è lo stesso motivo per cui Scola ha dato questo titolo al film: è il tipico nome da sala cinematografica, e questo ci piaceva. Inoltre, il fatto che il cinema sia “in crisi” è una cosa che esiste dagli anni ’50 e, nei limiti del realismo, è anche divertente. Si dice da sempre, ma alla fine il cinema non muore mai. È un po’ anche l’idea della trasmissione: mostrare come il cinema rimanga il linguaggio televisivo “re”, il principale, quello da cui tutto viene. A questo poi si affiancano tantissime altre cose: i videogiochi, le serie tv, la musica... sono queste le cose principali che trattiamo poi, più occasionalmente, arrivano anche l’arte museale, la moda, la letteratura tutto quello che appassiona le persone. Cercare di unirle non è semplice però l’obiettivo è mostrare che alla fine è un po’ tutto nella stessa persona, solo che declinato in maniera diversa".

"Splendor" va in onda in streaming su MYmovies e in televisione su Iris. È un programma di cinema dove però trovano spazio anche musica, fumetti e videogiochi. Il passaggio da internet alla tv pare essere una tendenza piuttosto diffusa attualmente, ma spesso il pubblico della televisione e quello della rete sembrano parlare lingue differenti. Splendor invece è stato riconfermato per una seconda stagione. Qual è stato il vostro lavoro sul pubblico e sul linguaggio?
"Le cose passate da internet alla tv non funzionano mai. "Splendor" nasceva per la televisione, semplicemente, ha trovato un partner on-line prima di uno televisivo. È una questione meramente di tempi. Nasce con i mezzi, i tempi, gli studi, il linguaggio della tv. Il miracolo è che a internet sia piaciuto tutto questo, che un portale grosso come MYmovies lo abbia niolagradito. Sarà che la struttura a blocchi di Splendor aiuta: sono tre grossi blocchi con tre interviste, più una serie di piccoli servizi che un pochino ricalca la struttura a clip che funziona di più in rete. Del resto molti programmi televisivi adottano questo tipo di struttura per poi potersi “giocare” le clip on-line. Lo faceva Le invasioni barbariche, lo fa anche Fazio. E non a caso vanno poi molto bene su YouTube. Secondo me quindi non è un successo di internet che va in televisione, ma il contrario: una trasmissione della televisione che piace alla rete".

Tra i – pochi – programmi televisivi che si occupano di cinema "Splendor" mostra un’identità marcata, sia per l’ambientazione, sia per la sua struttura. Come è nata questa impostazione? Come si costruisce una puntata di Splendor?
"La prima idea, che poi è cambiata in fase di preparazione, era di avere due interviste molto lunghe. Uno spazio dove avere persone interessanti e parlarci per bene, senza avere troppa ansia (per i tempi stretti). Come spesso accade certe cose funzionano di più, altre di meno e alla fine siamo giunti ad avere tre spazi. C’è però così un ritmo più dinamico, funziona di più, e permette alla trasmissione di avere molto più respiro, in effetti. Noi registriamo il lunedì per il sabato. Nei giorni che passano prepariamo le clip, i servizi, la parte non in studio. Cerchiamo di avere almeno due ospiti di cinema, che comunque è la parte più importante che non deve mancare mai, però poi vogliamo sempre affiancargli qualcosa di tematicamente simile, che si possa legare, in modo da non avere tre cose staccate dalle altre, ma che si parlino fra loro. Certo, più la maniera in cui si parlano è strana, più ci piace".

Eliana Rizzi 10/10/2016

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