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“Mi chiamo Lina Sastri”: uno spettacolo in musica per raccontare Napoli, il teatro, la vita

“Guarda, c’è chella attrice, chella cantante... Cumme se chiama? Cumme se chiama?” esclamano in coro i giovani scugnizzi per le strade di Napoli. Si chiama Lina Sastri e appare in scena con il suo fascino istrionico, vestita di rosso, intonando suggestive melodie partenopee, nel suo spettacolo, intitolato appunto “Mi chiamo Lina Sastri”.
La celebre attrice, accompagnata da una vera e propria mini orchestra di sei elementi, diretta da Mauro Pica, dà vita a un concerto teatrale, a un racconto in musica della sua città, della sua vita e quindi del teatro. Il canto della Sastri è quasi un romanzo espresso un attraverso le tipiche canzoni che hanno reso celebre nel mondo Napoli, la quale rivive sulla scena in tutto il suo splendore, tanto che sembra di vedere quei mille culuri e quelle mille criature, di assaporare quei profumi e di udire quei suoni caratteristici che si espandono all’ombra del suo simbolo più tradizionale: un enorme pulcinella che scende dall’alto.sastri3
Ritmi diversi si mescolano con le parole intonate dall’attrice, creando una festa di melodie e canti che si alternano a versi, brani o stralci teatrali che fanno da intermezzo, introducono, accompagnano e ricostruiscono la sua storia sullo sfondo del Vesuvio. Ecco il gustoso caffè preso alla finestra con la madre, ecco il mare azzurro verso il quale ci si incammina con i sogni spezzati sulle spalle, il cuore infranto e le stelle nelle mani, ecco il cielo limpido che suggerisce speranza. E’ semplicemente la storia di un animo femminile, con l’amore, le solitudini, le ferite, le sconfitte, le speranze, in una città dalle mille contraddizioni come Napoli, delizia e croce, gioia e disperazione, quella carta sporca che spesso si deve lasciare per poi magari farvi ritorno.
Ricordi, esperienze e poesie si susseguono per creare un viaggio in musica, che unisce le canzoni più tradizionali, come “Era de maggio” di Salvatore di Giacomo e “Tammuriata nera”, a quelle più recenti, passando naturalmente per il teatro, con Filumena Marturano, Eduardo, Scarpetta.
Lina Sastri cerca di dargli una definizione, eppure la più grande dimostrazione di cosa sia il teatro la dà lei in scena, intensa, energica, passionale, una perfetta “cantattrice”, in grado di coniugare note, parole e vita con estrema continuità emotiva. Un’armonia assoluta, intrisa di dialetto partenopeo, incanta e trascina in una dimensione quasi onirica, perché bisogna credere nei sogni e addormentarsi con le carezze di chi ci vuole bene, anche se la terra e la vita spesso sono amare. Sound neomelodici variopinti, concitati e frenetici si fondono con tarantelle e suoni più intimi e delicati per disegnare immagini, rievocare sensazioni, suscitare emozioni, fino al commovente finale con l’intensa “Napul’è” di Pino Daniele, canzone manifesto di Napoli, interpretata dall’attrice con classe, misura e soprattutto tanto sentimento.
“Mi chiamo Lina Sastri” rivela e definisce, quindi, non solo l’identità di un’ artista, ma di un intera terra, lasciando un messaggio di coraggio e forte speranza. Una polifonia di musica e parole che fa vibrare le corde nell’anima.

Maresa Palmacci 07/10/2016

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