Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“Nord-Nordovest”: la “piccola” abbuffata di Marco Sanna

L’acqua, bloccata in bolle di plastica, cade dall’alto a intermittenze attraverso fessure invisibili. A essere bloccati sono anche i quattro personaggi di “Nord-Nordovest”, in scena al teatro dell’Orologio sabato 7 e domenica 8 maggio. Diretto da Marco Sanna, che è anche uno degli interpreti oltre a Felice Montervino, Marialuisa Usai e Francesca Ventriglia, “Nord-Nordovest” nasce dalla compagnia Meridiano Zero, che nel 2015 vince Inventaria Festival come miglior spettacolo.
“Nord-Nordovest” potrebbe essere ambientato nel diciassettesimo secolo o nei primi anni del novecento. Potrebbe anche essere una storia degli anni ottanta o novanta, quelli delle televendite e delle tutine da aerobica. Ma se ci dicessero che si svolge nel duemila potremmo anche crederci. Poco importa il contesto storico, “Nord-Nordovest” è una parentesi temporale dal mondo, una sospensione grottesca dalla realtà. In questa cornice fatta di luci soffuse alla “The Others”, i quattro consumano senza passione giornate vuote. In compenso divorano un brodo liscio come l’acqua che cercano di insaporire con olio e abbondante sale. Parlano, gridano, si ripetono, ma soprattutto ricordano. La loro memoria, però, è vuota quanto il loro presente. Non raccontano episodi onordovest02 eventi vissuti. Non rievocano esperienze gloriose in contrapposizione alla loro attuale noia. Parlano del tempo andato, ma che non sembra essere esistito veramente. “Il passato è una terra di sciacalli” che ci tiene attaccati con un cappio a un punto morto. In “Nord-Nordovest” il cappio se lo mettono gli stessi personaggi, che si stringono, si legano al luogo che li protegge e li minaccia, e quando tentano di scappare la corda li riporta alle loro iniziali intenzioni. Non cercano nuove direzioni, ma fanno solo finta di odiare la minestra che rimescolano ogni giorno. Ciò che si sono costruiti è una falsa superficie comune che li unisce apparentemente. Non c’è condivisione, così come non c’è volontà di incontrarsi. Rimangono isolati in uno spazio dentro lo spazio. Fanno l’amore a distanza e parlano come se fossero lontani e non seduti allo stesso tavolo. L’unico diversivo è quello del gioco e c’era da aspettarselo. Il gioco rappresenta l’opportunità di creare regole indipendenti che non esistono nel mondo, ma che hanno comunque una loro logica: un codice interno che nessuno da fuori può controbattere. I personaggi di “Nord-Nordovest” giocano, quindi. Si mascherano o si spogliano. Indossano l’elmo o mostrano il corsetto. Combattono o sculettano. Interpretano figure storiche o se stessi. Ma la domanda “Chi sei?” riceve un’unica risposta: “io non lo so”.
Osservati da loro stessi attraverso uno specchio rimasto “silenzioso” fino alla fine dello spettacolo, i quattro si lasciano studiare, consigliare e guidare in uno straniante ballo di gruppo. Nel frattempo alcune bolle d’acqua si sono quasi svuotate.

Elisabetta Rizzo 10/05/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM