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La sottile linea rossa: il mondo capovolto dei MagdaClan

FIRENZE – I sogni, l'infantile gioco continuo del teatro declinato in versione circense. Che cos'è in definitiva il circo? E' l'impossibile rattoppato, è il vintage dai colori sbiaditi e sgualciti ma che contiene in sé luce e bellezza senza eguali, è contorsionismi e camminare sulle mani ovvero un mondo ribaltato dove tutto è possibile, un universo capovolto dove i bambini comandano e gli adulti stanno a guardare, un paradiso dove ci sono figure incredibili e donne alte tre metri. E così con “Extravagante” i MagdaClan hanno cucito le maschere fatte di pezza appena uscite dalla mente creativa e fervida della sarta, vera deus ex machina degli spettacoli di strada: ago e filo idea e produce anime che produrranno emozioni e meraviglia. Che il circo è anche riciclo, ridonare vita a quello che, nel mondo capitalista e consumistico, è stato messo da parte, allontanato, emarginato. Qui, in questa bolla di sapone atemporale, i freaks, qualsiasi essere, ha una sua valenza e importanza, una sua dignità di esistere.Magda2
Sotto questo tendone colorato, come le tende berbere o mongole o indiane, si raccontano storie millenarie spruzzate di fantasia. Perché, a volte, è bello credere all'impossibile e così facendo renderlo plausibile. Con la sua Singer che pedala e sferruzza e sferraglia, al sapore di “Fantasia”, compone un ventaglio di personaggi-alieni tanto inquietanti quanto teneri: esseri allungati, spilungoni come giocatori di basket e allampanati con al posto della testa (viene alla mente “L'uomo senza volto” con Mel Gibson) chi un lampadario, chi una abatjour, chi un megafono (sembrano la lampadina della sigla iniziale della Pixar).
Attorno a loro, ossimoro e matrioska, una sorta di cane da guardia piccolo circo in miniatura (li vendono all'Ikea; ogni bambino dovrebbe averne uno in camera, per nascondersi, crea mondi paralleli personali), prima tremante e tremolante, un tendoncino nano, timido e impaurito e poi morsicante come pitbull o rottweiler sbavante, alligatore o squalo bianco assassino, o addirittura troll fagocitante e cannibale come pianta carnivora famelica o piranha satanico. Ma è tutto un susseguirsi di figure e apparizioni, epifanie sul filo eterno del gioco, della parodia, mischiata con sottile e leggera arte alla poesia, frullata con la malinconia dei Noir Desire, velata di nostalgia, profumata di magia. Ne viene fuori un impasto gustoso, fragile e croccante dove trova spazio anche il critico che cerca parole altisonanti e paragoni eclatanti per spiegare l'inspiegabile, per cercare di razionalizzare ciò che non può essere tangibile, concreto, del nostro mondo terreno.
Magda1La danza incantata con un foglio bianco (le lettere mai spedite, le parole mai dette, le scuse mai pronunciate), che pare la piuma di Forrest Gump, che vola, rimbalza, senza mai toccare terra e sembra telecomandata o legata ad un filo, incollata alle mani e ai piedi del performer che lo accarezza delicatissimo come aquilone piegando le forze di gravità al suo volere, quasi domatore o incantatore di serpenti melliflui. E la donna che si rimpicciolisce in un sarcofago e lo scala come King Kong sull'Empire State Building, e l'uomo che gioca con le scale, da sempre simbolo di caduta ma anche di approdo alle nuvole, a Dio come Torre di Babele o novello Icaro, la scala che è fuga e libertà. Ma i trucchi sono belli proprio perché sono finti ma mai falsi, sono appunto deviazioni dalla realtà ma mai illusioni per frodare. Il velo cade e questo mondo stralunato e strampalato, vive e convive dietro le quinte pronto ad entrare in scena, a mostrare il proprio numero provato infinite volte e imparato a memoria, tutti dietro il paravento della felicità, aspettando il proprio turno, scalpitanti e frementi se ne stanno a rimettere a posto, rammendare, perfezionare il passo, la mossa, l'abito di scena. Un'iniezione di polvere di stelle: la stardust di Ziggy, dritta, sparata nelle vene.

Tommaso Chimenti 23/09/2016

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