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“Il Signor Pirandello è desiderato al telefono”: il monologo di Tabucchi in scena con il Cantiere Artaud

«Sono un attore, sono un poeta, per questo costoro mi cercano, poi quando si stancano, girano il mio interruttore e vanno a dormire tranquilli». Così parla colui che si crede Pessoa e che vorrebbe telefonare a Pirandello semplicemente per dirgli buonasera e confidargli le sue angosce. Un attore vestito di scuro, con tanto di papillon, cappello e occhialini rotondi, rinchiuso in un ospedale psichiatrico a metà degli anni Trenta.
Quello de “Il Signor Pirandello è desiderato al telefono” è infatti un testo feroce, che evoca tutta la solitudine degli attori. Un monologo che, assieme a “Il tempo stringe”, costituisce uno dei “Dialoghi Mancati” (1988) attraverso i quali lo scrittore toscano Antonio Tabucchi (considerato il maggior conoscitore e traduttore delle opere di Fernando Pessoa), ha voluto porre al centro della scena unicamente colui che parla, negandogli un interlocutore. Un dramma sull’incomunicabilità, maschere e solitudine che gravitano sulla vita di un attore, non a caso sottolineate dalla scelta di voler parlare con Pirandello, autore appunto famoso per aver raccontato di personaggi schiavi della propria forma e situazione.
Un atto unico che la giovane compagnia aretina Cantiere Artaud ha deciso con coraggio di portare in scena. Negli intenti dei giovani interpreti Sara Bonci, Chiara Cappelli, Filippo Mugnai e Ciro Gallorano (quest’ultimo anche regista e drammaturgo), vi è infatti la volontà di riflettere sul disagio esistenziale che vive un attore nel momento in cui si trasforma nel proprio personaggio, restandone spesso intrappolato. Un dramma che, come ci suggeriscono le attuali pagine di cronaca, non è soltanto immaginario ma reale. Infatti l’idea di riproporre questa rappresentazione è nata a seguito degli sconcertanti eventi dell’ultimo anno, quali la scomparsa degli attori teatrali Pino Misiti, Monica Samassa, Manrico Gammarota e quella più recente del giovane Raphael Schumacher, rimasto strangolato nel corso di una rappresentazione.
Nel riadattamento della Compagnia si cerca pertanto una chiave di lettura moderna che vuole tenere conto della forte componente poetica del testo, senza però sottovalutarne la comicità intrinseca. Gli internati dunque “non avranno l’aspetto convenzionale da malato di mente con tanto di camicia di forza e tic nervosi, ma saranno vestiti e truccati in maniera espressionista così da sembrare una bizzarra compagnia di commedianti”.
Un progetto, dunque, che merita spazio e visibilità soprattutto per le doti di questi giovani artisti, che non si fermano a una semplice lettura dell’opera ma ne offrono una nuova e originale interpretazione.

“Il Signor Pirandello è desiderato al telefono” debutterà venerdì 3 giugno, in anteprima al Teatro Comunale Garibaldi di Figline Valdarno, Firenze.

Camilla Giantomasso 03/06/2016

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