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Due tempi in un unico atto: "Delitto e Castigo" al Teatro Argentina

Quando Dostoevskij incontra il teatro il risultato può essere controverso, spiazzante, ed infinite sono le rappresentazioni che si possono trarre dalle sue opere. Ne è una chiara dimostrazione l’adattamento teatrale di uno dei pilastri della narrativa russa, Delitto e Castigo, in scena al Teatro Argentina di Roma, prodotto dall’Emilia Romagna Teatro Fondazione, con la regia del moscovita Konstantin Bogomolov. Il cast tutto italiano si destreggia in un intreccio quasi surreale di accadimenti e dinamiche sociali, frutto della scelta di attualizzare il romanzo, partendo dall’uso del linguaggio -seppur non indistintamente per ogni personaggio che compare sulla scena- ma soprattutto per la volontà di mettere in luce il cinismo insito nella “filosofia” di Dostoevskij, lontano da quella lettura prettamente romantica che lo ha sempre contraddistinto nel corso nel Novecento. Raskol’nikov (Leonardo Lidi) protagonista della vicenda, assume quindi le sembianze di un immigrato africano, dalla gestualità che quasi richiama i ghetti di quartiere, ritmata e anche un po’ sciatta, la madre (Anna Amadori) e la sorella Dunya Raskolnikova (Margherita Laterza) sembrano delle moderne mamy, che si muovono a suon di musica, ingenue e attaccate alla speranza di trovare riscatto nella figura del giovane studente di Pietroburgo. In realtà indolente e privo di interesse verso ciò che lo circonda, Raskol’nikov uccide l’anziana usuraia, sua creditrice, sperando di trovare riscatto da una vita misera e tormentata. Da questo momento, il giovane si imbatterà in una serie di personaggi che metteranno in subbuglio la sua coscienza, il suo giudizio, la sua fede. A questo proposito, figura interessante è quella di Porfiriy (Paolo Musio) qui un poliziotto omosessuale innamorato del protagonista, che alterna serietà e sarcasmo in una recitazione senza fronzoli, diretta, e pungente quando necessario. Nella messa in scena di Bogomolov varie sono le scelte registiche che rievocano quella voglia di attualizzare il dramma, la dimensione di incertezza e irrisolutezza, vero cuore del romanzo. La scenografia, infatti, si riduce perlopiù alla riproduzione del “salottino di Pietroburgo” in cui si svolgono tutte le fasi dello spettacolo, particolare è la decisione di voler installare ben quattro schermi sullo sfondo e una telecamera con tanto di cavalletto, sul palcoscenico, per riprendere ogni tanto in maniera ravvicinata coloro che vi si trovano seduti davanti; la cui immagine è poi proiettata sugli schermi, dove talvolta compaiono anche frasi, citazioni, dall’intento informativo o palesemente ironico.

delittocastigo2 Tra le dinamiche indagate emerge quella del rapporto sensuale e sessuale che sottende ogni contatto uomo-donna. Varie, infatti, sono le scene in cui, senza mai toccare l’eccesso, si simulano momenti di sessualità orale, di cui lo spettatore ha percezione più uditiva che visiva, data la presenza di uno degli attori che funge da rumorista, posizionato al di sotto della scena. L’amplificazione dei rumori è solo una delle velleità attoriali che identificano, in questo spettacolo, la figura di Marco Cacciola interprete di Nikolka, un ragazzo visibilmente affetto da ritardo mentale che in un primo momento si accusa dell’omicidio compiuto nelle prime scene, per poi parlare di sé in un monologo sofferto ed illuminante, dove la malattia è vista come una forma alternativa di ‘normalità’, dove l’intelligenza è mostrata come un qualcosa di fortemente sensibile che, troppo spesso, le persone non sono in grado di carpire, perché nascosta dietro atteggiamenti a loro non comprensibili.
Il Delitto e Castigo del regista russo, si spezza in due momenti precisi, inconfondibili, due atti non temporalmente divisi, ma emozionalmente: il primo in cui si consuma il delitto vero e proprio, in cui si costruisce lo scheletro della storia; ed un secondo momento in cui emerge quel ‘castigo’ di cui parla Dostoevskij, dove riflessione e sofferenza si uniscono e la solitudine dell’uomo viene fuori nella sua amara e cruda realtà.

Ilaria Costabile 15/04/2018

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