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“Declinazioni d’amore”: analisi ironica e tragica dell’universo sentimentale

Parlare d’amore è facile. Difficile è farlo in maniera intelligente, senza cadere negli stereotipi da rime baciate, da post sdolcinato di facebook o, se siete più tradizionalisti, da bigliettino dei baci perugina. Su questo terreno scivoloso si muove “Declinazioni d’amore” (Dimensioni parallele) in scena dal 28 aprile al 8 maggio al Teatro Studio Uno, riuscendo nell’impresa, dichiarata, di far sorridere, commuovere, ma anche riflettere lo spettatore.
Lo spettacolo ideato e diretto da Alessandra Fanucci con la drammaturgia di Franca de Angelis, nasce da una lunga residenza di quasi tre mesi durante i quali la compagnia ha costruito una "Drammaturgia dall'Attore" declinazioni1pensata e verificata giorno per giorno in fase di prova, a cui ogni attore ha contribuito con riflessioni, spunti, racconti, domande, suggestioni visive, improvvisazioni, canzoni ed esperienze personali. Il risultato è un lavoro sfaccettato, in equilibrio perfetto tra commedia e dramma, dove il tema è appunto l’amore, declinato in molti modi diversi. Si ride di cuore, ma non a cuor leggero; e si piange, perché l’amore, e la sua fine, può trascinarci sul fondo dell’abisso, circondati della più nera disperazione.
Le storie si intrecciano, si mischiano, si muovono sulle dimensioni parallele in cui i personaggi vivono le loro vite, tutti alla ricerca spasmodica di certezze in un campo in cui è impossibile trovarne. Bravi e affiatati i sei interpreti, Ludovica Di Donato, Stefano Guerrieri, Stefano Lionetto, Sonia Merchiorri, Ilary Artemisia Rossi, Matteo Tanganelli: convincenti nei monologhi, teneri e commoventi nei duetti, irresistibili quando sono tutti e sei in scena, due come coppia di innamorati, gli altri quattro a rappresentare la parte paurosa e quella incosciente che si combattono in ognuno di noi. Perché l’amore vive di entrambe, si nutre alternativamente dell’una o dell’altra, rendendoci insicuri e folli allo stesso tempo. Con il procedere delle storie ci si muove anche emotivamente, si va più a fondo, in un cammino (non solo figurato, visto che lo spettacolo è in parte itinerante) dall’esterno all’interno, dall’innamoramento alla crisi, dalla vita alla morte. La conclusione è agrodolce, tutt’altro che consolatoria, a dimostrazione che la riflessione di “Declinazione d’amore” non vuole battere vie banali, ma cercare di restituire un quadro vivido e pulsante dell’universo amoroso, sentimentale ed erotico in cui tutti, sempre, ci troviamo ad orbitare.

Gianluca De Santis 09/05/2016

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