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Cinque allegri ragazzi morti. Un musical, un solo grido: “Non saremo mai come voi”

“Non sono fatto per essere un ragazzo morto. Mi sembrate tutti più adeguati di me. Tu pensi ci sia un’alternativa?”
Essere morto e continuare a vivere è una tortura per Mario, componente della band dei Cinque Allegri Ragazzi morti, costretto a fare i conti con una maledizione che non lascia tregua. La sua esistenza è imprigionata in una bambola voodoo, frutto di un rito che lo ha condannato a vivere anche dopo la morte. Incapace di adattarsi allo stato di morto vivente, chiede a Elisa, il suo angelo custode, un’alternativa alla sua condizione insopportabile.carm01
Quando hai letto tutti i fumetti di Davide Toffolo e conosci le sue canzoni a memoria, prima di entrare al Teatro India un po' d’ansia ti assale. Temi di venire deluso, di vedere le tue aspettative spegnersi davanti a una messa in scena che non riesce a restituirti le emozioni provate con una canzone o con una storia raccontata attraverso disegni. Ma “Cinque Allegri Ragazzi Morti il musical lo – fi”, primo appuntamento del festival “Dominio Pubblico – La città agli under 25”, non delude, coinvolgendo sia spettatori ignari delle citazioni all’interno dello spettacolo, sia quelli attenti in maniera maniacale ai rimandi costanti ai lavori di Toffolo.
Una storia apparentemente semplice, che prende spunto dal fumetto “Cinque Allegri Ragazzi Morti”, disegnato da Davide Toffolo e pubblicato per la prima volta nel 1999. Una vicenda di zombie? No di certo. Lo spettacolo è una metafora dell’adolescenza, del feroce passaggio alla vita adulta. Un cambiamento che comporta sofferenza e rabbia. Marco (Libero Stelluti) incarna l’adolescente assoluto, impossibilitato “a crescere o a morire.”
Le canzoni, scritte dai Tre Allegri Ragazzi Morti, band pordenonese nata nel 1994, e cantate sul palco dagli attori (oltre al già citato Stelluti, Letizia Bosi, Federica Ferro e Michele Rossetti), comunicano un’insoddisfazione, la battaglia personale che ogni ragazzo inevitabilmente è costretto a vivere.
carm05Una contaminazione perfetta tra teatro, musica e fumetto quella operata da Eleonora Pippo. La regista, infatti, rievocando la graphic novel, inserisce nello spettacolo alcune tra le canzoni più famose della band rock, attingendo soprattutto dai primi album, fino ad approdare a “Nel giardino dei fantasmi”, edito nel 2012. Le canzoni rievocano lo stato d’animo dei personaggi e sono in grado di spiegare ciò che a parole è indicibile: la rabbia, l’ansia, il terrore del futuro, il timore di cambiare, la diversità e la voglia di sentirsi diversi in un mondo in cui non ci si riconosce.
“Ogni adolescenza coincide con la guerra”. E adolescente è anche Sabina, altro personaggio presente nel fumetto, interpretato da Letizia Bosi. Una donna lupo che si trasforma senza luna piena, ma non appena un ragazzo cerca di avvicinarla. “Io sono la femmina e tutti hanno paura di me”. Sabina distrugge, annienta e uccide chi cerca di approfittarsi di lei, paralizzandolo con i suoi occhi feroci. “Io ho la rabbia di tutte le donne... sono l’incubo di tutti gli uomini... sono un mostro!”
Eppure, dietro la sua natura famelica, si nasconde un’adolescente che ha paura e che soffre, perché non si sente capita, accettata.
“Cinque Allegri Ragazzi Morti il musical lo – fi” non è solo un musical ben costruito, abile nell’intervallare i dialoghi con canzoni dense di significato, ma è una possibilità di riflessione, non solo per i più giovani. È una storia di cambiamento, di condivisione d’inferni personali, di battaglie perse e ostacoli da superare. È un rito di passaggio, un dolore che verrà ricordato con nostalgia, una ferita che brucia ancora. È la vita.

Angela Ruzzoni 02/06/2016

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