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Anoressia e bullismo in scena al Doppio Teatro: “Annabel - ballata anoressica per manichini bulli” della compagnia Fenice dei Rifiuti

Il Doppio Teatro accoglie tra le luci soffuse un pubblico invitato a disporsi a cerchio intorno alla piccola scena dove, quieta e immobile, siede una giovane ragazza. Un baule sotto di lei, parrucche, righelli, centimetri e pennarelli colorati tutt’intorno. La quiete della giovane protagonista è, in questo caso, solo la calma prima della tempesta. La tempesta emotiva e quotidiana che Annabel, eccentrica quindicenne, vive. Vittima di bullismo per la sua forma fisica e i suoi capelli rossi, Annabel combatte la malvagità delle parole dei compagni sola nella sua stanza. Sola ma immersa nei colori della sua mente, mentre immagina di poter essere apprezzata un giorno per il suo aspetto finalmente “perfetto”, non appena avrà raggiunto il peso desiderato. Niente più grasso, niente più pancia: sarà perfetta. Solo un po’ di esercizio fisico, qualche restrizione alimentare e le misure scenderanno lentamente verso i centimetri “giusti”, quelli di qualche compagna o di qualche star di fama mondiale considerata bellissima.
Solo che un po’ di esercizio fisico si trasforma in una corsa allo sfinimento, fra addominali e altri esercizi, e le poche restrizioni alimentari divengono un conteggio di calorie assurdo. “Quante calorie bastano per sopravvivere? 500. Un pacchetto di caramelle” risuona la voce di Annabel in uno dei suoi mantra quotidiani. Il confine tra un regime sano e le scelte folli crolla facilmente quando, nonostante gli sforzi, giorno dopo giorno, per i compagni rimani sempre troppo grassa e troppo rossa.
“Annabel - ballata anoressica per manichini bulli”, della compagnia Fenice dei Rifiuti, è uno spettacolo che racconta il mondo dell’anoressia e del bullismo, con particolare attenzione al periodo adolescenziale. Lo spettacolo, scritto e interpretato da Michela Giudici, è fresco e dinamico, senza che la performance sia appesantita da una eco ammonitoria di denuncia tout court. Attraverso la personalità eccentrica e i colori fluo che riempiono la vita della protagonista, l’attenzione all’emergenza sociale dei temi trattati giunge con forza e si insinua nello spettatore per tutta la durata dello spettacolo, anche grazie ai giochi di luci e di suoni orchestrati dal lavoro registico di Alessandro Veronese.
Si rimane attoniti nello scoprirsi paradossalmente a sorridere della frenetica quotidianità di Annabel che conta le calorie e si vieta di mangiare, che compie 3000 addominali al giorno e non finisce finché non arriva al numero che si è prefissata, che cambia colore di capelli tanto spesso da non riuscire più a ricordare il loro aspetto naturale. Annabel che scrive sul diario ogni pensiero e ogni passo del suo folle regime alimentare con quella frase simbolo che deve per forza incarnare: “devo essere perfetta” recita uno dei bigliettini che la protagonista sparge fra il pubblico. Semplici fissazioni di un’adolescente o molteplici aspetti di un grave disturbo? Probabilmente entrambe le cose in una delle fasi più delicate della crescita.
Il lavoro è giovane ma efficace, perfetto per essere portato di fronte a un pubblico vicino a storie come quella di Annabel, ma non solo; grazie anche alla particolare scelta di trattare insieme due gravi emergenze della fase adolescenziale, ponendo l’accento sulla consequenzialità, nel caso specifico, dell’una - l’anoressia - dall’altro - il bullismo.

Gertrude Cestiè
26/05/2016

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