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Anfiteatro di Sutri: il mito di Achille nella drammaturgia di Matteo Tarasco

Una guerra senza eroi è quella che ha messo in scena il regista Matteo Tarasco nella sua prima nazionale dell’ “Iliade – le lacrime di Achille” all’anfiteatro di Sutri lo scorso 16 luglio nell’ambito della rassegna Teatri di Pietra. Troia senza i suoi condottieri ha le sembianze di un arco privo delle frecce, appare disarmata e scarica della forza bruta, che è osteggiata e respinta dall’animo femminile soprattutto.
Il testo teatrale di Tarasco si appropria della visione di tre donne troiane per investigare la figura dell’eroe: la schiava Briseide, la madre Teti e la figlia di Ares (dio della guerra) Pentesilea non possono che rivolgersi all’imbattibile e valoroso Achille, tanto odiato e osannato dalle tre. In un gioco di luci e ombre le protagoniste (Elena Aimone, Rosy Bonfiglio, Giulia Santilli) lasciano che le parole abbiano il sopravvento per raccontare, in maniera poetica, le vicende di Troia: così, una logorante Briseide ricorda il fugace rapporto con l’eroe leggendario, rimproverandolo di scarsa operosità amatoria; mentre, Teti rimpiange quel povero figlio che l’ira funesta ridusse a strumento nelle mani di Zeus, generando morte e distruzione; infine, come può pensare Pentesilea di sopravvivere alla ferocità di Achille? Niente e nessuno sembra poterlo annientare: ma il dolore attraversa anche lui, quando è vigliaccamente colpito alle spalle e il suo tallone è trafitto da una freccia.
E la morte anche negli eroi genera le lacrime: quelle di Patroclo, sacrificatosi per l’amore fraterno; e quelle di Ettore, giustiziato e umiliato per il desiderio di vendetta.
L’interpretazione di testi antichi è, maggiormente, supportata da uno scenario suggestivo come quello di un teatro romano in cui anche solo una voce, un corpo e una maschera possono riflettere di luce propria.
 
Simona Maiola 18/07/2015         

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