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Al Teatro Elfo Puccini realtà e sogno nel grande ritorno de “Il giardino dei ciliegi” per la regia di Ferdinando Bruni

La prima rappresentazione assoluta de “Il giardino dei ciliegi” risale al 1904 al Teatro d'Arte di Mosca sotto la direzione di Kostantin Sergeevič Stanislavskij e di Vladimir Nemirovič-Dančenko. Čechov aveva concepito quest'opera come una commedia in quanto in essa si riscontrano elementi tipici della farsa, seppur la prima regia pare avesse dato un’impostazione da tragedia. E la regia di Ferdinando Bruni risponde a questa duplice natura dell'opera che narra le vicende di un'aristocratica russa e della sua famiglia al ritorno nella loro proprietà (che comprende anche un grande giardino dei ciliegi, metafora della vita che si rinnova), in seguito messa all'asta per riuscire a pagare l'ipoteca.
La storia ruota intorno ai vari tentativi di conservare la tenuta, ma la famiglia sembra non orientarsi in questa direzione e sarà costretta ad un triste epilogo, lasciare la proprietà. La regia di Bruni si rivela delicata nelgiardino tentativo di entrare in contatto con l’intimità di una famiglia in decadenza, capace di vivere solo di ricordi in un’atmosfera onirica, dove la luminosità di un color crema predominante, alimenta lo scenario da sogno. La luce e certe pose degli attori riecheggiano il Monet di “Petit dejeuner”. I protagonisti, rapiti dai ricordi dell’infanzia e dei giorni di festa, sembrano dimenticare il presente, incapaci di affrontarlo e viverlo. La protagonista, Ljuba, interpretata da una grandiosa Ida Marinelli, ritornata in Russia dopo cinque anni di esilio volontario a Parigi, è l’esempio palese di chi rimane ancorato al passato e non accetta il presente: fugge da casa per dimenticare la morte del figlio annegato nel fiume, conduce una vita dissoluta nella capitale francese per evitare di affrontare il disastro finanziario della sua famiglia. E questa sua riluttanza nei confronti del presente l’accomuna al brioso fratello Gaiev. Nella scena finale si manifesta tutta la desolazione ed il senso della tragedia che incombono sulla famiglia. I rintocchi di un orologio a pendolo e le grida dell’adolescente Anja, scandiscono i quattro atti della commedia. L'opera svela il tema della vanità culturale, quella dell'aristocrazia per conservare la condizione sociale, ma anche quella della borghesia nel portare alla luce il senso dell’utilitarismo. Certo “Il giardino dei ciliegi” oltre a rappresentare un affresco della Russia del XIX secolo, che vede il trapasso della classe aristocratica e l’ascesa della borghesia, si fa specchio delle dinamiche socio-giardino2economiche del lavoro in Russia, dopo l'abolizione del sistema feudale. In questo senso il vecchio servitore Firs è un altro esempio di chi si lascia alle spalle il presente e nonostante l'emancipazione dei servi, preferisce rimanere a servizio presso la famiglia. Si alternano momenti di spensieratezza a momenti di delusione e di negligenza. “Il giardino dei ciliegi” narra di una famiglia che è poi quella dello stesso Čechov. Come la famiglia protagonista della commedia, infatti, quella di Čechov si ritrovò sommersa dai debiti dopo essere stata truffata da alcuni costruttori ed un precedente inquilino, si era offerto di aiutarla finanziariamente, ma clandestinamente comprò la casa per sé. Il frutteto che una volta all'anno si copre di fiori bianchi e diventa "giardino", diviene l’allegoria di rimorsi, attese e deliri di cui sono vittima i due fratelli Ljuba e Gaiev. Così ritrovati ad ammirare il loro albero nella grande casa dell'infanzia, i personaggi della commedia sono costretti a fare i conti con i segni del tempo che inesorabilmente passa, la fine è vicina e bisogna andare incontro al proprio destino. Un’opera corale in cui la compagnia di attori diretta da Bruni, riesce comunque a far emergere i diversi caratteri che costellano questa commedia.
Non si tratta di una prima volta, già nel 2006 l’Elfo aveva messo in scena “Il giardino dei ciliegi” con alcuni degli interpreti di questa Edizione. Insieme alla Marinelli e a De Capitani, altri volti noti della Compagnia: Elena Russo Arman, Corinna Agustoni, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Fabiano Fantini, Vincenzo Giordano, Federico Vanni, Carolina Cametti, Marco Vergani e Liliana Benini. Lo spettacolo rimarrà in cartellone fino al 22 maggio.

Adele Labbate 09/05/2016

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