Il MAAM nasce in seguito all’occupazione dell’area da parte dei Blocchi Proletari Metropolitani nel 2012 finalizzata alla convivenza di circa un 200 persone della più varia provenienza etnica. Tale cantiere artistico e sociale è stato progettato in collaborazione con l’antropologo Giorgio De Finis e gli abitanti di Space Metropoliz.
L’operazione del MAAM è un’opera incompiuta per via della vita vissuta in cui si frastaglia e gli artisti sono decoratori di ambienti pubblici, esterni, così come di luoghi del privato quotidiano degli abitanti.
Il Museo appare come un vero e proprio mausoleo militante di una diversa pratica dell’arte: toccare le opere, scovarle e separarle dall’infrastruttura in progress dell’edificio, vederle infrante dalle intemperie e dal tempo, ammirarle anche quando cacate da piccioni “condomini”, fotografarle. L’irruzione della presenza del visitatore a così stretto contatto con un’installazione, un dipinto, un murales, si assembla (è proprio il caso di dirlo) al furto o all’“utilizzo” dell’opera da parte degli abitanti di Metropoliz. Bambine Rom che rubano fermagli per capelli da un’installazione posta ad altezza loro adeguata è una misura di vita dell’arte e dell’artista, qui.
Più che esperimento antropologico di un diverso modo di dividersi lo spazio comune fra culture, sapori, odori e mura, il MAAM si offre come accurato contenitore di rapporti fra cittadinanze e creatività. Il crocevia tra le faccende quotidiane degli abitanti stendere i panni e cantare canti di suoni lontani, ripulire i cortiletti delle proprie abitazioni o giocare all’aperto e l’ingresso di un pubblico spettatore e smarrito rende la fruibilità delle opere un fatto di “oggettistica extra-domestica” relativamente a cui ogni artista si mostra disponibile a fornire “assistenza” e “cura” anche nel tempo.
I percorsi del Museo si fanno i percorsi che nell’ex-fabbrica della Fiorucci portavano alla macellazione di grasse quantità di suini e qui le opere divengono vera e propria architettura evocativa di una transizione finale.
Visitare il MAAM significa attivarsi, nello sguardo, nel cammino, in una diversa autorialità artistica ed (est)etica.
Rosa Traversa 29/07/2015