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“Il manifesto di un eretico”: l’ultimo libro di Brendan O’Neill sulle nuove ortodossie della nostra epoca

Nelle librerie dal 15 maggio per Liberilibri, Il manifesto di un eretico. Saggi sull’indicibile è il nuovo libro del giornalista inglese Brendan O’Neill, caporedattore politico della rivista londinese Spiked. In nove capitoli, l’autore passa in rassegna quelli che ritiene i temi centrali del nostro tempo, fornendo un’immagine drammatica dello spazio culturale della contemporaneità e ponendoci molte domande cruciali.
Fra queste, l’Occidente sarà per sempre macchiato dal razzismo? Secondo l’autore, è in corso una spaventosa riattualizzazione del concetto di razza in chiave di politiche identitarie anti-maschio-bianco, e per timore dell’accusa di “razzismo” non siamo più capaci di difendere i valori della ragione occidentale. O ancora, moriremo presto tutti a causa del cambiamento climatico? L’esistenza umana dovrebbe essere sottoposta a una nuova Inquisizione per questa forma di peccato originale del XXI secolo. Persino il Covid è diventato metafora della nostra colpevolezza nei confronti di una Natura che si ribella e ci punisce, e per la cui salvaguardia dovremmo essere pronti a rinunciare alla nostra libertà.
Per l’establishment liberal europeo e anglosassone, la risposta a tutte queste domande è “sì”, e chiunque non sia d’accordo viene bollato come transfobo, razzista o negazionista. Le nuove élites governative stanno imponendo idee bizzarre, irragionevoli ed estreme e nelle accademie, i luoghi per eccellenza del pensiero libero, trionfa un’ideologia repressiva che bandisce ogni forma di pensiero alternativo. I critici sono intimoriti dalla minaccia di essere svergognati, cancellati dalla vita sociale o addirittura arrestati, come se lo spazio per il dissenso si fosse ridotto. Secondo O’Neill, in definitiva, avremmo bisogno di più eretici. Nel corso della storia, sono stati coloro che hanno avuto il coraggio di bucare il pensiero prevalente e far progredire la società, ma oggi scarseggiano in modo allarmante.
Come spiega l’autore, “troppo spesso, oggi, i sostenitori della libertà di parola si scontrano con la verità sulle parole […] Se la parola non avesse il potere di sconvolgere, rovesciare, cambiare radicalmente le menti e i mondi, che senso avrebbe difenderla?”. Il controllo del linguaggio implica necessariamente il controllo del pensiero, e il controllo del pensiero è ciò che stabilisce se e quanto siamo effettivamente liberi. Oggi l’Occidente, che costituisce l’apice della libertà nella storia dell’umanità, si avvita su se stesso, rimanendo vittima della sua volontà di tutelare tutti e di non offendere nessuno.

Benedetta Morelli, 28/05/2024

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