Forza, determinazione, perseveranza, coraggio, ambizione, amore; questa è la danza per Deborah D’Orta, autrice di #DANCER e #MALEDANCER, due libri-intervista, uno al femminile e uno al maschile, in cui dieci danzatrici e quindici danzatori di chiara fama internazionale si raccontano.
La scrittrice sarà al Salone Internazionale del Libro di Torino, domenica 21 maggio, alle ore 14, per presentare i due libri, entrambi pubblicati da Buckfast Edizioni. Per l’occasione, saranno presenti, per un incontro con il pubblico, alcuni dei tersicorei protagonisti di questi due emozionanti viaggi nel mondo dell’arte coreutica. Direttamente dal Teatro alla Scala di Milano, ci saranno i primi ballerini Martina Arduino e Marco Agostino, partner sulla scena e nella vita, e la solista Mariafrancesca Garritano, meglio conosciuta come Mary Garret, autrice del libro disincantato La verità, vi prego, sulla danza! (2010). Parteciperanno inoltre l’étoile torinese Pompea Santoro e Petra Conti, principal del Los Angeles Ballet.
La prima delle due opere, #DANCER, è stata stampata, per la prima volta, nel settembre 2020 e presentata al Salone Internazionale del libro di Torino l’anno successivo. In quella che l’autrice ha definito “antologia coreutica senza pretese”, o “gala non danzato”, si accendono i riflettori sull’universo della danza e del balletto, che ha sempre più bisogno di essere valorizzato e sostenuto. Le danzatrici si raccontano, con “parole leggiadre”, descrivendo la loro vita professionale, ma anche mostrandosi, prima di tutto, donne, madri, persone con dei valori, quali la famiglia, la fede, la solidarietà. Il libro, con una prefazione scritta da Sanda Pandza, è dunque un omaggio alla danza e alle artiste che ne fanno parte ma anche un regalo che Deborah D’Orta ha fatto a se stessa, intervistando le professioniste che più nel tempo sono state in grado di emozionarla, di avvicinarla al mondo coreutico e di farglielo amare. In 186 pagine, il lettore ha l’opportunità di conoscere le storie e le curiosità su Mary Garret, Anbeta Toromani, Sabrina Brazzo, Beatrice Carbone, Mara Galeazzi, Letizia Giuliani, Pompea Santoro, Petra Conti, Virna Toppi e Luisa Ieluzzi.
Dopo il successo di #DANCER, la scrittrice si è cimentata subito nella realizzazione del suo secondo lavoro, #MALEDANCER, pubblicato il 29 aprile 2022, in occasione della Giornata Internazionale della Danza. In esso, avviene un passaggio di testimone; il racconto è affidato, stavolta, alla voce dei danzatori uomini perché, come insiste l’autrice, “la danza è di tutti”. Il volume è un chiaro e determinato attacco al pregiudizio, che vede l’arte coreutica come una disciplina destinata al solo genere femminile e che induce allo screditamento dei tersicorei uomini. Ancora oggi, nel 2023, nonostante si ritenga di vivere in un mondo aperto e tollerante, progressista e avanguardista, esiste, purtroppo, grettezza e superficialità, per non dire ignoranza, tutti elementi che portano rovinosamente ad episodi imbarazzanti, come quello riportato da Deborah D’Orta, nelle prime pagine del libro. Nella puntata del 22 agosto 2019 del famoso programma televisivo americano Good Morning America, la conduttrice Lea Spenser ha deriso il principino George, figlio dei reali William e Kate, in quanto nel suo programma di studi scolastici era compresa la danza classica. È bastata l’idea di un bambino con indosso una calzamaglia a suscitare le risa della presentatrice ma, poche ore dopo la trasmissione, è partito l’hashtag #BOYSDANCETOO del mondo della danza in rivolta, contro ogni discriminazione di genere e per lo scardinamento di stereotipi obsoleti e stantii. Nella breve ma densa prefazione di Giuseppe Carbone, che è stato direttore dell’Opera di Bonn, del Cullberg Ballet di Stoccolma, dell’Opera di Roma, della Scala e tanti altri prestigiosi teatri, il Maestro passa in rassegna i nomi di alcune delle personalità maschili più rappresentative, che hanno contribuito all’affermazione della figura di danzatore, primo fra tutti, Rudolf Nureyev, la vera “Rockstar della danza” che, agli inizi degli anni Sessanta, ha donato dignità e valore al ballerino uomo. All’interno di questa seconda “antologia coreutica”, la scrittrice riporta le conversazioni avute con Alessandro Macario, Mick Zeni, Marco Agostino, Christian Fagetti, Giorgio Azzone, Francesco Mariottini, Alessandro Riga, Simone Repele, Sasha Riva, Alessio Rezza, Hektor Budlla, Alejandro Parente, Danilo Notaro e Giuseppe Stancanelli. I quindici danzatori vengono invitati a rispondere tutti alle stesse domande e diventa interessante leggere e confrontare le diverse risposte, dalle quali emergono la personalità, il carattere e l’unicità di ciascun artista. Il volume è una potenziale fonte d’ispirazione per i ragazzi che, oggi, desiderano avvicinarsi allo studio della danza o al professionismo. In esso, le nuove generazioni di ballerini possono leggere le esperienze di veri professionisti e, magari, anche riconoscersi nelle vicende e nelle situazioni narrate e sentirsi meno soli, in questa estenuante battaglia contro i mulini a vento, iniziata da una società moderna solo all’apparenza.
Il fil rouge che unisce le due opere di Deborah d’Orta è la critica alla condizione attuale della danza. “Il balletto sta morendo”; così scrive Giuseppe Carbone nella prefazione di #MALEDANCER. I ballerini, o gli aspiranti tali, non mancano in Italia ma i posti di lavoro sì. Se si desidera un futuro per la danza, è bene parlarne e fare luce su tale problematica, affinché non si spengano i riflettori per sempre. Alla domanda “In Italia la danza è ancora considerata la Cenerentola delle arti?”, posta sia alle danzatrici del primo libro che ai danzatori nel secondo, molti degli artisti rispondono affermativamente e, probabilmente, non si tratta di una questione di scarsità di risorse, per poter giungere a soluzioni concrete e durature nel tempo, ma di una mancanza di volontà.
Angelica Anania, 20.05.23