È in distribuzione nazionale e disponibile anche online (su Ibs, Amazon, La Feltrinelli, Mondarori Store) Dove volano gli asini, il libro d’esordio, edito da Il Viandante, di Federica Fusco, giornalista, vincitrice nel 2017 del Premio Polidoro con un articolo pubblicato sul Corriere.it, referente regionale del quotidiano «La Stampa» e responsabile Ufficio Stampa di rassegne e festival, tra cui lo storico Pescara Jazz.
Dove volano gli asini si presenta come il resoconto di un’esperienza personale che, nero su bianco, nasce da un viaggio in Africa per l’inaugurazione di una scuola nel villaggio di Agamsa ad opera del Progetto Etiopia onlus – Lanciano, presieduto da Angelo Rosato. L’autrice si discosta però dalla scrittura giornalistica e dalla cronaca per lasciare spazio a una narrativa più libera che tiene insieme, formando di più cose un tutt’uno, in poco meno di cento pagine, realtà e immaginazione, fantasia e fatti. Ciò a partire dal titolo, messaggio iconico che conferma le sue significazioni visive facendosi messaggio linguistico: si racconta infatti di una terra dove gli asini volano, parlano, piangono col loro raglio triste e di verdi e lussureggianti falsi banani, piante che, a dispetto del nome, non hanno nulla di finto. «Scherzetti della lingua», si legge nella nota dell’autrice che fa da Avvertenza al lettore. La sua Africa è la lontana e archetipica isola che non c’è, al di là del mondo, al di là dell’Occidente, al di là del nostro credo: un luogo magico e quasi irreale dove tutti i giornalisti sono d’accordo nel trovare che il cielo è «azzurrino», la lontananza «vaga», i tramonti «fatti di porpora e oro» (dal libro Tempo di uccidere di Ennio Flaiano). Come il lettore potrà scoprire e per dichiarazione di intenti dell’autrice, ci sono personaggi inventati, alcuni verosimili, altri veri che con lei hanno condiviso parte del viaggio e parte di sé. Nell’Africa che diventa libro, Federica Fusco ha incontrato una ragazza che, imbronciata e con un fiocco in testa che le impreziosisce i capelli scuri e crespi, è davvero la sorella di un bimbo aggredito da una iena perché una notte è uscito a giocare fuori dalla tenda, ma non si chiama Samar e non ha mai fatto la prostituta. È un’invenzione narrativa che non ha alcuna aderenza con la realtà. Molti invece, là in Africa, sono quelli che ancora credono che questi incidenti siano opera del diavolo. Anche Evale, la ballerina, bionda e bianca come il sole all’alba, non esiste. Angelo e Padre Musiè (Moise nel libro) invece sì, sono il presidente della onlus abruzzese e il suo principale referente in Etiopia. È con loro due, e non solo, che è stata inaugurata la scuola, ad Agamsa.
La sera dell’inaugurazione, con i musicisti Fabrizio Bosso e Luciano Biondini, il jazz si è unito in festa alla musica popolare africana, nell’aria che vibrava di percussioni e canti neri. Lasciando per un attimo le sue note, che sono quelle musicali, il jazzista italiano, testimonial del Progetto Etiopia onlus - Lanciano, scrive le note di copertina del libro: Bellissimo, minuzioso, fresco. Questo libro restituisce immagini favolose nel vero senso della parola. Immagini sospese a mezz’aria tra realtà e fantasia, come la luna tra la terra e il cielo (Fabrizio Bosso). A corredo del libro, si trovano alcune fotografie in appendice: una gallery di quattordici fotografie in tutto scattate tra Agamsa e la capitale etiope, Addis Abeba, immagini sospese appunto a mezz’aria tra la realtà e la fantasia, il documentario e la fiction che la giornalista narra.
Elvia Lepore, 26.03.2019