La celebrazione dei grandi autori, molte, troppe volte, rischia di sfociare in un fanatismo senza arte né parte. Senza contare quando, a teatro o al cinema, si mette mano diretta alla parola lasciata dall’autore in questione: il rischio di incorrere nell’errore o, peggio, nella banalità del detto e ridetto è molto alto. A volte, però, dalle stesse operazioni può nascere qualcosa di nuovo, diverso e massimamente efficace così da rafforzare la potenza stessa dell’autore.
Se uniamo William Shakespeare al tema della “riscrittura” scopriamo facilmente che fiumi d’inchiostro si sprecano da ormai quattro secoli. Poco si sa dell’autore inglese: non si conosce il vero volto, non si conosce la precisa data di morte. Ma, per coincidenza, suggestione o dono all’arte della parola, si fa coincidere la sua morte con quelle di De La Vega e Cervantes, avvenute entrambe il 23 aprile 1616.
Quattrocento anni fa, dunque, moriva, o così ci piace credere nel celebrare la “giornata mondiale del libro”, William Shakespeare che dell’alone del mistero ha coperto non solo la propria morte. Il Bardo, infatti, sembra non aver lasciato direttamente alcun manoscritto delle proprie opere teatrali, che ci sono pervenute nelle prime forme scritte solo dopo sette anni dalla morte grazie all’intervento di attori della sua compagnia. Paradossalmente all’idea diffusa di una centralità di Shakespeare come autore fermo e ben definito nei suoi lavori teatrali, si accompagna un’estrema mobilità dei suoi testi che, da subito, hanno avuto la sorte di essere presi e ripresi dai molti che ne hanno poi fissato quella struttura drammaturgica giunta fino a noi.
In questa cornice tematica e nell’esigenza di far parlare ancora oggi la parola shakespeariana, il Teatro Sala Uno inaugura la prima edizione del Festival Shakespeare Re-Loaded, in scena dal 18 al 30 aprile con una serie di eventi, spettacoli e Masterclass in scena tra Roma e Verona. Una manifestazione, che in occasione dei quattrocento anni dalla scomparsa del poeta inglese, celebra la sua memoria indagando e sperimentando in varie forme il tema della “riscrittura”. Un Festival italiano realizzato tra Roma e Verona, appunto, passando però anche per Londra e New York. Tra le collaborazioni italiane (Teatro Argot Studio, Teatro Sala Uno, Teatro Comunale Camploy, Casa Shakespeare, Teatro Azione e Sycamores T-Company) spuntano, infatti, anche il supporto Kairos Italy Theater e KIT Italia e il contributo del Globe Theatre di Londra.
Le battute inaugurali a cura degli organizzatori Tiziano Panici (direttore Teatro Argot), Solimano Pontarollo (Casa Shakespeare Verona), Cinzia Storari (Sycamore T-Company) e Laura Caparrotti (KIT Italia) con la partecipazione di Stephan Wolfert della compagnia statunitense Bedlam, sono state ricche di emozione, ospiti e sorprese dall’Italia e dall’estero.
A moderare la serie di approfondimenti il giornalista e critico teatrale, Antonio Audino, insieme al regista teatrale e direttore artistico Argot Produzioni, Maurizio Panici. Lieti di conversare con importanti nomi del panorama culturale e teatrale italiano, hanno introdotto il tema “riscrivere Shakespeare” attraverso gli interventi di Laura Caretti (docente di antropologia della perfromance presso l’Università di Siena), Gianfranco Cabiddu (sceneggiatore e regista cinematografico), Roberto Latini (drammaturgo, attore e regista teatrale), Giampiero Rappa (drammaturgo, attore e regista teatrale) e un affabile e spiritoso Roberto Herlitzka.
Il dibattito ha mostrato l’importanza dell’autore e dei suoi versi, tra i più letti, interpretati e orchestrati di tutti i tempi. La parola shakespeariana, che si fa carne nell’attore e nell’autore che vi mette mano, occhio e cuore, è ancora oggi, a quattrocento anni dalla scomparsa del Bardo, linfa vitale e sempre nuova nel teatro, nel cinema e nel mondo culturale tutto.
Tra le sorprese e le anticipazioni del Festival figurano il promo del film “La stoffa dei sogni” una trascrizione cinematografica de “La Tempesta” per la regia di Gianfranco Cabiddu, che ha lavorato negli anni accanto a Eduardo de Filippo nella sua riscrittura de “La Tempesta” in napoletano seicentesco, e un’anteprima del “Coriolano” girato tra Roma e Ostia antica: uno dei 37 corti, girati nei “luoghi di Shakespeare” nel mondo, che saranno proiettati nella Shakespeare Walk sui 37 maxi schermi ubicati tra il Westminster Bridge e il Tower Bridge a Londra il 23 aprile.
Per il programma completo http://www.teatroargotstudio.com/shakespeare-re-loaded.html
Gertrude Cestiè 21/04/2016
Foto: Manuela Giusto