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Recensito a Repubblica delle Idee 2016: piccolo reportage essenziale

Dieci giorni di incontri, dal 3 al 12 giugno, tra il Maxxi e l'Auditorium Parco della Musica, dieci giorni di incontri, dibattiti, letture, spettacoli e musica, in più di cento incontri che hanno visto passare personaggi, tra politica e cultura, che hanno fatto la storia, dell’Italia e non solo, e che la stanno facendo.
"Rep 2056, idee per i prossimi 40 anni" è il titolo del festival di Repubblica che, ripartendo da Roma, non ha voluto solo festeggiare i 40 anni di vita del giornale, ma costruire reti di contenuti sostenibili e idee seminali futuribili. Vi raccontiamo ciò che abbiamo raccolto.

3 giugno - Gomorra: se esisto è per merito del lettorerepsaviano

“Non rendiamo la nostra terra la Gomorra di questo paese”. Si apre con il ricordo di Don Peppe Diana la lunga intervista a Roberto Saviano a cura di Mario Calabresi a dieci anni di distanza dalla pubblicazione di “Gomorra". Nel ripercorrere le tappe che lo hanno portato al successo, sottolinea l’importanza del lettore, vero rivoluzionario del nostro tempo e protagonista di questo mutamento culturale. È merito suo se l’opinione pubblica e i media hanno iniziato a prestare attenzione a realtà fino a quel momento ignorate o, peggio, taciute. Molte però le accuse che gli sono state rivolte e che Calabresi non teme di riportare, ad esempio quella di voler empatizzare con il criminale fino a renderlo una figura da ammirare e imitare.
“La realtà è molto più irreale di come io la racconti. Bisogna continuamente misurarsi con il male”.

Angela Ruzzoni

reppazienza4 giugno - Andrea Pazienza era un uomo libero

Passato come una cometa nel cielo, aveva un pensiero indipendente e sapeva fare satira per questo. Nessuno lo dimentica, qualcuno forse non lo ha ancora perdonato per le ferite inferte dalla sua lama satirica. Sergio Staino e Vincino, amici, colleghi e compagni di Andrea, ripercorrono la grandezza del vignettista italiano che ha galvanizzato la libertà d'espressione. Il suo pensiero politico non era vincolato a un partito o altro, a lui interessavano le storie e aveva una fantasia totalmente aperta al surreale. Pazienza era prima un artista e poi un vignettista satirico e la sua totale libertà gli ha permesso d'intromettersi in maniera brillante in qualunque tipo d'argomento.

Emanuela Platania

7 giugno – Quarant’anni di “Novecento” e non sentirlirepbertolucci

Bernardo Bertolucci ha raccontato, con l’aiuto di Arianna Finos, la genesi di un film che ha fatto scandalo per le sue “bandiere rosse”. Un soggetto nato per un senso di debito nei confronti dei contadini, con cui il regista veniva a contatto da bambino. Ma la memoria privata è stata solo lo spunto per un progetto più ambizioso. Dalla creazione di personaggi iconici come Alfredo e Olmo, all’elaborazione di un intreccio in cui si mescolano anche esperienze sociali e politiche, Bertolucci ha confessato che voleva girare un film capace di cambiare il mondo. “Novecento” è, quindi, il prodotto di un’idea megalomane, non risolta in una rivoluzione, ma comunque in un indimenticabile capolavoro.

Elisabetta Rizzo

repmuti9 giugno – La Repubblica delle idee: “La musica come necessità dello spirito”

E’ la Messa di Requiem di Giuseppe Verdi, eseguita dalla Chicago Symph. Orch., ad aprire l’incontro tra Leonetta Bentivoglio e il direttore d’orchestra Riccardo Muti.
Una professione che sta progressivamente svilendosi – “Essere un direttore d’orchestra presuppone una grande responsabilità. La sua missione non è solo artistica, ma soprattutto morale” - ma che può essere tutelata attraverso lo studio della composizione musicale e la necessità di un’educazione alla musica fin dai primi anni di scuola. “La musica è davvero una necessità dell’anima. Attraverso di essa diventiamo consapevoli del nostro passato artistico e culturale”. Conoscere il nostro passato culturale, interiorizzarlo e rispettarlo può aiutarci a prendere consapevolezza del nostro patrimonio, rendendoci portatori attivi di quello che eravamo ma, soprattutto, di quello che potremmo ancora essere.

Chiara Paladini

Lo stato delle mafierepprestipino

“Cos’è la mafia?” chiede Attilio Bolzoni. “La combinazione di due ingredienti fondamentali - risponde il magistrato Michele Prestipino - la capacità di esercitare la violenza e quella di tessere relazioni”. Aggiungendo poi un pizzico di omertà e lasciando marinare per secoli, ecco che la ricetta per la perfetta organizzazione malavitosa è brevettata.
Ma questa non è che la base di squisite combinazioni come Mani Pulite, Andrangheta e Mafia Capitale. Ognuna ha il suo proprio particolare sapore, soddisfacendo i gusti di differenti palati: da quelli difficili dei criminali, ai più raffinati di funzionari statali fino all’ingordigia degli imprenditori.
Siamo sicuri che questo sia davvero il “made in Italy” più buono che possiamo esportare nel mondo? Proviamo ad assaggiare il gusto fresco e dolce dell’onestà: costa meno e sazia di più.

Elena Pelloni

“Cosa c'è dietro la grande migrazione”: Tahar Ben Jelloun alla Repubblica delle Idee

repjellounHa raccontato le primavere arabe ne “La rivoluzione dei gelsomini”, ha descritto lo smarrimento di chi abbandona la propria terra ne “Le pareti della solitudine”. Ora, davanti al pubblico dello Spazio D del MAXXI, Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino nato a Fés ed emigrato a Parigi, parla con i giornalisti Bernardo Valli e Francesca Caferri, con Lucio Caracciolo, direttore di Limes e con Giovanna Melandri, di migrazione ed Europa, dei rischi tragici delle attuali politiche di accoglienza e di un “Islam cattivo” che rischia di favorire la destra xenofoba. "La gente non sa nulla di Islam ma tutti ne parlano perché di questa religione si ha presente solo l'aspetto caricaturale, jihadista, fondamentalista che va contro gli stessi musulmani: è un Islam deformato. Credete che io non abbia paura di questo Islam?”.

Marta Gentilucci

ZORO LIVE alla Repubblica delle Ideerepzoro

“Finalmente ci hanno dato la Sala Sinopoli”: così esordisce Mirko “Missouri 4” Matteucci, il barbuto sondaggista in taxi di Gazebo. Quando compare Diego Bianchi, in arte Zoro, maglietta nera con una stampa che raffigura il volto caricaturale di Scalfari, è il tripudio di applausi. “Repubblica festeggia 40 anni, Gazebo è nato appena 4 anni fa, ma ogni anno è pesato come se fossero 10: non vedete quanto siamo invecchiati?”.Alle sue spalle siedono gli altri protagonisti del programma in onda su Rai3: Marco Damilano, Andrea Salerno, Antonio Sofi, Francesca Schianchi, Marco “Makkox” Dambrosio, che commenta satiricamente il corso del live con vignette proiettate sul maxischermo della Sala Sinopoli. L'argomento del live sono, naturalmente, le elezioni comunali del 5 giugno. Dal pubblico arriva una proposta: “Zoro, perché non ti candidi tu?”. “Io sindaco? - risponde lui - L'unica certezza è che non sarei arrivato ultimo”.

Marta Gentilucci

repsalgado10 giugno - Fin dove arriva il mondo, Mario Calabersi incontra Sebastiao Salgado

Sebastião Salgado ha piantato una foresta. Una foresta equatoriale, per la precisione, nella regione brasiliana di Minais Gerais, sfruttando un terreno un tempo appartenuto alla sua famiglia. Decine di migliaia di alberi dove prima c’era un’area semidesertificata e ora anche un fiume, salvato dal prosciugamento. Non è questa un’attività collaterale a quella di fotografo “più importante del mondo”, ma l’applicazione pratica della frase «non c’è differenza nel fotografare la natura o l’essere umano, ci vuole per entrambi rispetto» .
Forse la chiacchierata con Calabresi era più una scusa per approfondire il progetto dell’Istituto Terra, che non per ripercorrere le tappe della sua carriera ma Sebastião Salgado ha piantato una foresta, e questo fa la differenza.

Eliana Rizzi

Parole vecchie, parole nuove: Serra - Fedez sul direrepfedez

"Bisogna trovare le parole giuste, le parole sono importanti" è l'idea di Nanni Moretti in “Palombella Rossa” e pure quella di Michele Serra del giorno in cui ha chiesto al ventiseienne Fedez di parlare con lui sulle idee per i prossimi quarant'anni di Repubblica. "Anche se ci sono molte differenze che saltano all'occhio" hanno una cosa in comune che è lavorare con le parole; s'impegnano a sceglierne tre ciascuno, tre che fra quarant'anni dovremmo aver tutelato e tre che i "millennial", con buona pace delle categorie, dovrebbero aver dimenticato.
Dicono libertà, scelta, laicità, merito, ingenuità e ironia: e il pubblico parla parole e risa. Basta con gli intellettuali, i social media manager, il prefisso post-, basta a dire io.
A furia di vivere, sceglieremo che dire.

Francesca Pierri

Un nuovo incubo affligge l’umanità: il captcha. Johnny Palomba e Zerocalcare

calcarerepCon un titolo così in molti si aspettavano una trovata brillante che trasformasse l’incontro tra il fumettista Zerocalcare e l’irriverente scrittore e speaker radiofonico Johnny Palomba in un inedito momento esilarante, dato il background dei due personaggi. Ma, con imbarazzo da parte del fumettista romano, a quanto pare ignaro dell’argomento, l’incontro si è rivelato l’ennesima panoramica sulla sua vita, sul suo lavoro, Rebibbia, i centri sociali, il rapporto con il successo, il film su “La profezia dell’armadillo” da anni in cantiere. Un’occasione persa di sfruttare l’estro e l’ironia di Zerocalcare per discutere argomenti innovativi coerenti con lo slogan dell’evento: idee per i prossimi 40 anni.

Caterina Sabato 

12/06/2016

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