Il 7 giugno 2024, l’Arena di Verona si è trasformata in un palcoscenico mozzafiato, celebrando la grandezza dell’opera lirica italiana. Un evento trionfale, trasmesso in diretta su Rai 1, che ha reso omaggio a questo tesoro culturale recentemente proclamato patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Questo riconoscimento conferisce ancor più valore a un genere che affonda le proprie radici nella tradizione artistica del nostro Paese e che ha influenzato la musica e il teatro a livello globale. La prima parte dell’evento, diretto dal maestro Riccardo Muti, ha incluso sinfonie e cori da opere come Guillaume Tell, Norma, Macbeth, Nabucco, Manon Lescaut e Mefistofele. La seconda parte ha offerto un'antologia delle arie più celebri, interpretate da artisti di fama internazionale come Jonas Kaufmann, Vittorio Grigolo, Rosa Feola, Eleonora Buratto e molti altri, ai quali si sono aggiunte le Étoile Roberto Bolle e Nicoletta Manni con le loro coreografie.
Spesso, quando si parla di opera, si pensa a uno spettacolo che sembra cristallizzato nel tempo. Le arti performative, però, con il loro dinamismo accompagnato dalla musica prodotta dall’orchestra, mirano spesso a qualcosa che va oltre quella carezza rassicurante per la vitalità della tradizione. Nella nostra "società liquida", come la definì il sociologo polacco Zygmunt Bauman, sembra essere presente "la convinzione che il cambiamento sia l'unica cosa permanente e che l'incertezza sia l'unica certezza". La nostra è una società fragile - soprattutto per i giovani - dove mancano punti di riferimento e l’individualismo dilaga, ma che, nonostante tutto, riesce a essere sensibile di fronte all’arte purché questa parli il suo codice linguistico.
Per avvicinare l'opera lirica alle nuove generazioni, è fondamentale utilizzare elementi visivi e tematici che risuonino con le loro sensibilità moderne. Un esempio eccellente in tal senso è stata la produzione di Turandot del 2023 al Teatro San Carlo di Napoli, diretta da Vasily Barkhatov. Il regista ha integrato scritte illuminate, temi contemporanei come l’incidente automobilistico, e video proiettati in simultanea con la messa in scena teatrale: creando una fusione tra l'arte tradizionale dell'opera e le ultime tecnologie. Questo spettacolo, pur accogliendo con positività alcune connotazioni moderne, riusciva a mantenere vivo quel senso di vibrazione corale dell’ensemble originario. La bellezza di un genere teatrale così antico, infatti, come sottolineato anche dal compianto maestro Ezio Bosso, risiede nella sua capacità di unire le persone e di creare un senso di comunità e armonia. Bosso, in una dichiarazione del 2018, ha affermato che proprio l'orchestra, che accoglie maestri di differente nazionalità, è la dimostrazione pratica che la società può funzionare bene solo se tutti i suoi membri collaborano in sintonia. Si dovrebbe mettere da parte il proprio ego per perseguire, come unico obiettivo: nel caso dell’orchestra, un’esibizione impeccabile, mentre in società il bene comune. Questa visione ribadisce l'importanza di mantenere viva l'opera lirica - seppure con degli adattamenti che siano aperti a delle soluzioni più accattivanti e stimolanti per i più giovani - come strumento sociale che ispiri all’unità e alla coesione.
Clara Dellisanti 14/06/2024