È stato tuffo nel passato, ancora recente, e qualche anteprima di un futuro tutto da sentire, il concerto di Maldestro a ‘Na cosetta estiva. Il cantautore napoletano è tornato a Roma, domenica 8 luglio, per riabbracciare il suo pubblico e per presentare sul palco alcuni inediti che confermano, ancora una volta, la sua scrittura sempre più matura e la voglia di continuare a raccontare la realtà intorno, quella che, ad esempio, vive “Tra Venere e la Terra”, ossia a Scampia, quartiere di Napoli in cui Antonio Prestieri è nato e cresciuto e che gli ha regalato una grande sensibilità umana e artistica. Non è la prima volta che l’artista omaggia la sua terra attraverso la musica; proprio nell'album di esordio - dal titolo “Non trovo le parole” -, è presente “Io sono nato qui”: una poesia tanto evocativa quanto malinconica, suggestiva e vera nella sua capacità di descrivere una porzione di mondo “dove le vele hanno una rotta da seguire, dove chi sogna di poterci rimanere, dove chi crede che è possibile cambiare e da un balcone vedere persino il mare”.
È con il fortunato brano “Abbi cura di te” che inizia il concerto a ‘Na cosetta estiva; Maldestro viene accompagnato dalle voci del suo pubblico, da chi lo stava aspettando da tempo nella Capitale e da chi era lì per la prima volta, con la sensazione di conoscerlo da sempre, per le storie di vita che canta, in cui è possibile rivedere uno o tanti nostri momenti. È il caso, ad esempio, delle parole di “Sopra il tetto del comune” – brano vincitore della XXV edizione di Musicultura – oppure di “Dannato amore”, storia che ha il sapore di whiskey e di carnalità, o “Dimmi come ti posso amare”, che disegna la sensazione di precarietà economica e, di conseguenza e in maniera forzata, di quella sentimentale in cui siamo intrappolati, le stesse a cui cerchiamo di sfuggire coltivando attimi fatti di sguardi e di certezze che si possono avere solo tra le mani, scavalcando le domande sul futuro. Il pubblico di ‘Na cosetta aveva già ascoltato dal vivo i pezzi del secondo disco – “Che ora è”, “Prenditi quello che vuoi”, “Arrivederci allora”, “Io non ne posso più” e “Tutto quello che ci resta” -, in occasione del tour solo acustico durante la scorsa stagione invernale del locale romano; questa volta invece Maldestro li ripresenta sotto una nuova veste, grazie agli arrangiamenti rivisitati con la collaborazione dei suoi nuovi compagni di viaggio, Paolo del Vecchio (bouzouki, chitarra elettrica, mandolino, ukulele), Luigi Pelosi (contrabasso), Sara Sgueglia (percussioni, tastiere, cori), Nicolò Fornabaio (percussioni, batteria). Non poteva poi mancare in scaletta “Canzone per Federica”, presentata sul palco dell’Ariston nel 2017, quando il cantautore napoletano si è aggiudicato il secondo posto a Sanremo Giovani e ha ottenuto grandi riconoscimenti artistici, tra cui il Premio della Critica Mia Martini.
Con la chitarra tra le mani, in attesa di essere suonata, Maldestro si lascia andare a riflessioni sull’attualità, pensieri da condividere con la speranza di essere non solo ascoltati, ma percepiti nella loro grande forza: così lui, poco prima di cantare “Sporco clandestino”, ha voluto dare sfogo, nel suo piccolo, davanti a un microfono e di fronte a occhi attenti, all’insofferenza della società in cui viviamo, la stessa in cui, ricorda bene, l’attuale Ministro dell’Interno sta seminando il terrore nei confronti delle tante persone che lasciano la propria casa per tentare di vivere; però le parole di Maldestro ci ricordano che siamo tutti stranieri, estranei al mondo e a noi stessi, diversi nella concezione più affascinante, più ricca e non sappiamo, a volte, riconoscere il bello in questa nostra forza. Ci si aiuta così, con la musica e la poesia, a riscoprire noi stessi, impolverati dalla cattiveria umana, bersagliati da voci che conducono ad altre voci, come quella del verbo “annegare”, e azioni che dovrebbero non appartenerci.
E allora “Arriverà la pace”, si augura il cantautore in un suo brano: un gesto di speranza, la voglia di una consapevolezza che, si spera, possa essere non troppo remota, ma più vicina possibile ai nostri giorni, agli uomini che fuggono da guerre civili, interiori, dalla malattia della povertà d’animo. Chi andrà ai prossimi concerti di questo tour estivo dell’artista partenopeo avrà anche il piacere di ascoltare, per la prima volta, “Dadaista”, “Tutto come prima”, “Treni a vapore” e “Catene”.
Il concerto termina con un abbraccio, tra Maldestro e i musicisti, con lo sguardo del cantautore nascosto dagli occhiali, che memorizza i volti di chi era lì per condividere una serata di suoni, di parole che si rincorrono in versi, di brindisi e di auguri, quelli che sfidano la guerra e la paura a ritmo di poesie e di applausi.
Lucia Santarelli 10/07/2018