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Venezia73 - La La Land: verso la realtà e oltre (il musical)

“Brindiamo ai folli perché sanno ancora sognare”. Calice alzato per "La La Land", film d’apertura delle 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia che non delude le aspettative, trovando il favore della critica ed emozionando il pubblico.
Dopo "Whiplash", il regista Damien Chazelle ritorna con un musical che racconta la vita di due ragazzi e dei loro sogni.
Mia (Emma Stone) lavora in un bar, all’interno degli studi della Universal, ma il suo sogno è di diventare un’attrice affermata. Sebastian (Ryan Gosling) è un musicista convinto che il jazz non sia un genere superato, come molti dicono, ma che ci sia ancora speranza, tanto da voler aprire un locale che proponga questo tipo di musica. Il loro amore è la forza che li esorta a coltivare i propri i sogni e a perseverare, cercando di raggiungere i propri obiettivi.lalaland02
Per tutto il primo tempo la musica accompagna le vicende e la macchina da presa si muove, quasi danzando, tra le edulcorate pieghe dei loro sentimenti.
Improvvisamente il film subisce una brusca virata e dal clima scanzonato, contornato da romantiche canzoni e dichiarazioni d’amore eterno, si passa a un dramma dai tratti amari.
Nessuno spazio per la finzione che solitamente i musical classici riescono a comunicare, ma un forte impatto con la realtà, che spesso non conosce il lieto fine e spinge le persone a una scelta, a un sacrificio, a una rinuncia.
Potrebbe essere una storia già sentita, ma è il modo di raccontarla a renderla originale.
Chazelle, infatti, gioca coi generi, cita i musical americani classici, dirige le riprese con una cura e una capacità tecnica impeccabile, fa uso della canzone senza renderla protagonista indiscussa dell’intero film. La musica, così come la patina di perfezione, lascia il posto a una quotidianità che non conosce armonie perfette. E i personaggi ci sprofondano dentro o, semplicemente, riemergono da un sogno ad occhi aperti.
Non siano restii alla visione tutti coloro che non amano i musical, perché "La La Land" non è solo questo. Non è nemmeno una commedia romantica. Tutt’altro. È un racconto che abbandona quasi da subito il tono mellifluo per lasciare spazio alle note di un rimpianto.
È una verità che lacera, che brucia sulle ferite di un passato lontano. Solo un pianoforte può lenire il dolore, disegnando un futuro irrealizzabile, un sogno spezzato, un amore in bilico, sospeso come le mani sopra i tasti bianchi e neri, incapaci, o forse determinati, a non concludere l’idillio.

Angela Ruzzoni 01/09/2016

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