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“Napolislam” di Ernesto Pagano: quando due profeti si incontrano

Casablanca o Tunisi? Tripoli o Alessandria? Nessuna delle quattro. Il paesaggio che invade lo schermo di CineLab il 15 giugno 2016 a Isola Tiberina di Roma, in occasione dell’iniziativa “Hollywood sul Tevere”, è quello di Napoli. Diretto e scritto da Ernesto Pagano, il documentario “Napolislam” (2015) racconta in poco più di un’ora la storia di dieci napoletani che hanno scelto di vivere secondo i principi dell’Islam.

Da Danilo, un rapper islamico che compone canzoni in dialetto napoletano senza rinunciare ai riferimenti della cultura araba, a Salvatore, che cerca giustizia e rivendicazione sociale attraverso l’Islam, lo sguardo di Ernesto Pagano percorre i vicoli multietnici dei quartieri partenopei più popolari. I soggetti scelti dal regista non sono studiosi che si avvicinano al Corano nelle aule universitarie. La telecamera segue e scopre l’esistenza di persone che riempiono piazze, mercati e strade di Napoli, esperienza diretta dell’eterogeneità culturale della città. Nella stessa via si trovano così la chiesa e la moschea, il rito cattolico e quello musulmano. Come precisa il regista stesso, intervenuto alla fine della proiezione della pellicola, l’integrazione potrebbe essere vissuta come sottrazione se intesa soltanto come imposizione dall’alto di tradizioni “straniere”.

Il napoletano, quindi, prima osserva le diversità, le esplora e infine le accetta includendole nella propria vita quotidiana. Ecco perché Ernesto Pagano sceglie di non farsi vedere e lasciare allo spettatore la possibilità di indagare direttamente le dinamiche che confermano la natura interculturale di Napoli, uno dei principali porti storici del Mediterraneo. Un centro di scambi che hanno lasciato il segno, non solo nella lingua melodica del capoluogo campano, ma anche nei lineamenti dei volti del suo popolo e nella conformazione di una città che dall’alto potrebbe essere scambiata per una metropoli orientale.

“Napolislam” è un documentario in cui gli ingredienti sono dosati con sapienza evitando posizioni estreme, perché il narratore è una voce silenziosa capace di far riflettere senza intervenire. Per fede, per politica, per amore, i protagonisti si convertono per diverse ragioni, ma comunque lontane dalla violenza dei terroristi, ricordati nel documentario attraverso le immagini di cronaca sul fatto Charlie Hebdo. Laureato in studi islamici e traduttore dall’arabo, Ernesto Pagano, che ha vissuto al Cairo dal 2005 a 2008, non cede alla retorica mediatica che coinvolge l’Islam per mostrare senza pregiudizi come Napoli viva la conversione e la coesistenza tra culture e religioni differenti.

 

 

Elisabetta Rizzo 18/06/2016

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