Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“La casa delle estati lontane”: cechoviani dilemmi familiari sullo sfondo del conflitto arabo-israeliano

La memoria e il passato sono come teche di una vecchia casa di famiglia. Sono sempre lì, ma ci appaiono come oggetti ingombranti, cianfrusaglie sbiadite dalla patina del tempo. Il velo di polvere depositato non consente di apprezzarne pienamente il valore immateriale, personale, affettivo. Sembra ormai troppo tardi quando arriva il giorno in cui da quelle vetrine bisogna tirare fuori tutto. Così è la vendita di una casa di famiglia: una separazione avvertita come necessaria ma drammatica. La casa è la silenziosa custode dei ricordi più belli. La sua vendita, il sacrificio necessario per conquistare il futuro.
Film d’esordio della regista Shirel Amitaï, di produzione franco israeliana, “La casa delle estati lontane” (“Rendez-vous à Atlit”, 2014), in uscita in Italia il 16 giugno, è la storia, detta cechovianamente, di tre sorelle nel “giardino dei ciliegi”. Siamo in Israele, nel 1995. Darel, Cali e Asia vivono tra la Francia e Tel Aviv. Sono donne assai diverse, ognuna con la propria vita. In comune, il passato: i genitori, morti entrambi, e una casa, quella in cui hanno trascorso le loro estati adolescenti e felici. Si ritrovano per concludere la sua vendita. Le pareti hanno un aspetto poco più gradevole di un rudere consumato dal tempo (l’impianto elettrico e quello idraulico sono da rifare), ma la vita che è rimasta chiusa lì dentro, tra gli lacasa2oggetti di famiglia e il ricordo perenne del padre e della madre rianimato grazie a quest’ultimo incontro, è il segno di una traccia da seguire: restare unite, nonostante le distanze fisiche che il destino e il tempo hanno loro imposto. Sullo sfondo, il ronzio di una televisione malfunzionante, ovvero la guerra tra Palestina e Israele: i telegiornali informano dell’assassinio di Yitzhak Rabin, Primo Ministro israeliano insignito un anno prima del Premio Nobel per la Pace; omicidio avvenuto dopo gli accordi di Oslo che avrebbero dovuto sancire la fine del conflitto arabo-israeliano. Ogni speranza di conciliazione è perduta.
“La casa delle estati lontane” rappresenta un malinconico e intimo affresco familiare a tinte surreali: i genitori defunti si palesano come ordinarie allucinazioni alle singole sorelle, sospesi tra presente e passato, per poi, alla fine, amalgamarsi con la vita autentica, diventare una sola cosa con le altre esistenze. Ecco che allora il film diventa un invito a riflettere sul significato di “sorellanza” e sulla ricerca di un accordo. Un accordo costruito sulla base di un incontro e di un ascolto che conducano a una comunanza di visioni. L’intreccio appare tutto interiore, come in un romanzo di formazione: nasce, infatti, dalla superficialità con cui la decisione era stata inizialmente presa, e nel fare i conti con l’idea e la rappresentazione soggettiva di uno spazio vitale. La sorella maggiore mostra tra le tre il temperamento più bollente e malinconico, il suo ruolo la porta a sentirsi in dovere di mantenere in piedi quello che resta, cercando di convincere le sorelle a non separare in nome del dio denaro ciò che il passato e l’amore hanno voluto tenere unito.
Nonostante l’empatia con il tema, non mancano cliché: le donne si ritrovano ad assumere – data la dimensione spaziotemporale extra-ordinaria – atteggiamenti adolescenziali, e i loro rapporti con il mondo esterno restano acerbi. La regista, anche autrice della sceneggiatura, non ha mancato di inserire indizi della loro ingenua fragilità femminile: per esempio, la sorella più anziana fuma spinelli di nascosto e quella “di mezzo”, incapace di esprimere sentimenti, alla fine sorprenderà le altre due con un “vi amo”. Il ruolo del padre è ricoperto dal nostrano Pippo Delbono, peccato però per il doppiaggio.

Renata Savo 13/06/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM