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Il dramma della ludopatia nel nuovo film di Emilio Briguglio, “Una nobile causa”: la menzogna dietro l’inganno

Come può una semplice scommessa all’ippodromo diventare l’inizio drammatico della dipendenza patologica dal gioco? Il regista Emilio Briguglio prova a dare una risposta a tale quesito con il suo nuovo film, “Una nobile causa”, presentato lunedì 9 maggio al cinema Farnese di Roma. All’anteprima del film hanno partecipato lo stesso Briguglio insieme a una parte del cast e agli sceneggiatori Riccardo Fabrizi e Francesco Costa, che hanno sostenuto il regista nella stesura di una storia che racconta la drammaticità di una malattia, quale la ludopatia, edulcorandola attraverso la levità della commedia.
Il film si dispiega lungo un intreccio di storie che vede come protagonista Gloria, interpretata da Francesca Reggiani, inconsapevolmente, ma non ancora irrimediabilmente, travolta dal fascinoso e pericoloso mondo delle slot machines che, reduce da una vittoria milionaria, suscita nei suoi familiari il timore che possa sperperare la fortunata vincita in altrettanti tentativi di scaricare le slots. Costretta dalla sua famiglia a prendere coscienza della sua dipendenza dal gioco, Gloria decide di rivolgersi a un famoso psicologo, il Dott. Fabio Aloisi, reso particolarmente credibile dall’attore Antonio Catania, considerato un luminare nel settore che, per indurla a comprendere la gravità della sua situazione, le racconta la storia di un altro giocatore, il Marchese Alvise Fantin, interpretato da Giorgio Careccia, caduto in disgrazia dopo aver dilapidato tutti i suoi averi nel gioco d’azzardo.
Sebbene il film dia da subito la sensazione di aver compreso quale sarà l’epilogo della storia, rendendo la trama quasi scontata e facilmente intuibile, Briguglio ludo1conclude l’intreccio narrativo arricchendo la sceneggiatura di un’ulteriore elemento, quello del raggiro, della truffa che, unito a quello della dipendenza da gioco d’azzardo, sottolinea maggiormente la problematicità di una condizione patologica che, da individuale, si sta trasformando sempre più in piaga sociale. Il regista stesso ha dichiarato, durante la conferenza stampa, che la drammaticità di questa situazione è determinata da un vuoto culturale, al quale si aggiunge una crisi economica che ha coinvolto non solo il Veneto, set del film, ma l’Italia intera.
“Vorrei che questo film venisse fatto vedere in tutte le scuole”, dichiara Briguglio, sottolineando come “Una nobile causa” abbia un’importanza sociale non indifferente. Tante le ricerche condotte dal regista, che arricchisce il film con esperienze vissute nei vari incontri con persone affette dalla malattia del gioco.
Pirandello scriveva: “...Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto incontrerai tante maschere e pochi volti”. Emilio Briguglio sembra far tesoro di queste parole e racconta una storia fatta d’inganni e bugie, dove nulla è come sembra.
Presenti nel cast, oltre agli attori già citati, due veterani del piccolo schermo e del cinema italiano, Roberto Citran e Massimo Bonetti, presenti anche alla conferenza stampa, l’attrice romana Rossella Infanti, i giovani interpreti Guglielmo Pinelli e Giulia Greco, e un’inedita Nadia Rinaldi, nei panni di un’altra giocatrice d’azzardo, dedita al raggiro patologico.
Presente in sala, oltre al regista, agli sceneggiatori e al cast del film, Paolo Nepi, responsabile del circuito Movieday, una piattaforma che, con il suo innovativo progetto di cinema on demand, permette allo spettatore di rendere possibile la proiezione, acquistando un biglietto on line e permettendo, così, al cinema indipendente una maggiore diffusione di quei prodotti cinematografici ritenuti d’interesse sociale e culturale. “Una nobile causa” potrebbe esserne un esempio.

Chiara Paladini, Angela Ruzzoni 11/05/2016

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