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“Güeros”, il road movie in salsa messicana, un po’ felliniano un po’ da Novelle Vague

1999. La ricerca del morente Epigmenio Cruz, talento incompreso del rock messicano il quale, si dice, abbia addirittura fatto commuovere Bob Dylan con la propria musica; l’occupazione dell’Università di Città del Messico, nata come dissenso per la decisione dell’amministrazione di introdurre una quota di iscrizione annuale e poi divenuta il più grande movimento studentesco messicano, dando vita a molteplici scioperi, sabotaggi e scontri durante l’intero anno; Federico detto “Sombra” (Tenoch Huerta) e Santos (Leonardo Ortizgris), due ragazzi in “sciopero dallo sciopero” che vivono in uno squallido appartamento in cui non hanno neanche l’elettricità e, quando possono, si collegano abusivamente a quella dei vicini; Ana (Ilse Salas), leader e attivista del movimento studentesco che continua a frequentare, nonostante le posizioni del gruppo stiano diventando sempre più divergenti rispetto alle sue; infine Tomas (Sebastian Aguirre), ragazzino irrequieto, introverso, spedito dalla madre, per qualche tempo, in città dal fratello (Sombra) e che porta sempre con sé, e ascolta, appena può, una musicassetta di Epigmenio Gomez (per l’appunto) regalatagli dal padre ormai defunto.
“Güeros”, opera prima alla regia del regista teatrale messicano Alonso Ruizpalacios, è un insieme di tante cose, non necessariamente collegate tra loro: questo può essere un azzardo, il rischio di fare un miscuglio incomprensibile è dietro l’angolo, la classica “buccia di banana” su cui è facile scivolare. Ruizpalacios riesce a evitare il pericolo abilmente, “Güeros” è davvero uno di quei film che, appena finita la proiezione, rivedresti immediatamente per carpire qualche particolarità sfuggita alla prima visione.
Un’avventura alla ricerca del cantautore morente e scomparso, tanto caro al padre e dalla musica sconosciuta e sconvolgente (chiunque la senta nel corso del film ne rimane colpito); un’avventura all’interno di Città del Messico, capitale del paese e vera protagonista del film, con i suoi luoghi ricchi di contrasti, i quartieri così diversi tra loro, quasi separati da muri invisibili, in cui è possibile trovare lo sfarzo più totale ma è assai probabile imbattersi nella povertà più assoluta e nella delinquenza più becera.
Girato in bianco e nero e con una fotografia che lascia il segno, “Güeros” si pregia anche delle musiche di Tomas Barreiro e di scelte sonore felici, una su tutte il passaggio al muto nel momento in cui uno dei personaggi ascolta Epigmenio Cruz dalle cuffiette. Viene ovattato tutto, rimane solo l’espressione di chi ascolta, le sensazioni che quella musica gli trasmette e la possibilità data a chiunque di sostituire idealmente quel mutismo con la “propria musica”, “il proprio Epigmenio Cruz”.Premiato al Berlin Internation Film Festival 2014 come Migliore Opera Prima, “Güeros” dimostra di essere uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni, con il suo approccio un po’ alla Fellini de “I Vitelloni” e un po’ alla Nouvelle Vague; un lungometraggio che riesce (altro merito) a descrivere quei messicani che non sono in grado di sentirsi a loro agio nel proprio paese ma, allo stesso, non ritengono giusto descriverlo come un luogo formato esclusivamente da delinquenza, povertà e droga.

Antonino Tarquini 17/06/2016

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