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Beautiful Boy - una biografia a due voci sulla drammaticità privata della tossicodipendenza

Chiudi gli occhi, non temere
Il mostro se n'è andato, sta scappando
e tuo padre è qui

Magnifico, magnifico, magnifico
Magnifico ragazzo (…)

Prima di attraversare la strada afferra la mia mano
La vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri progetti (…)

 Se John Lennon scrive la canzone Beautiful Boy (Darling Boy) nel 1980 per suo figlio Sean, nel 2008 il giornalista e scrittore americano David Sheff ne trae ispirazione, o meglio, ci trova quello stesso amore e senso di protezione che prova per il figlio, Nic, e ne fa il titolo del suo libro: Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction. È un lavoro intenso e autobiografico in cui racconta attraverso gli occhi di un padre l’esperienza di dipendenza da anfetamine del meraviglioso ragazzo che ha cresciuto, perso in una pericolosa coazione a ripetere di fronte alla quale David è tristemente inerme. Nello stesso anno anche Nic scrive una biografia, Tweak: Growing Up on Methamphetamines: molto meno tenera, una risposta dettagliata più che un memoriale, la più diretta probabilmente, alle parole del genitore. I testi sono differenti ma complementari, poiché non si può mai raccontare una storia senza dare voce a tutti i personaggi, in particolare se si tratta di un viaggio in cui nessuno sa dove sarà il punto di arrivo, neanche i protagonisti stessi. 

Beautiful Boy

Lo intuisce il regista Felix Van Groeningen, che con The Broken Circle Breakdown (2012) aveva già dimostrato una predisposizione per le tragedie famigliari, fondendo le due prospettive letterarie nel film Beautiful Boy: una visione cinematografica così fluida e coesa da sembrare frutto di una voce unica. 

David Sheff (Steve Carell) è un giornalista di successo, un padre premuroso, ha un divorzio alle spalle ma i drammi del passato non influiscono sul suo presente. Ha ricostruito la sua vita con una nuova compagna, Karen (Maura Tierney), con la quale cresce anche il figlio nato dalla relazione precedente, il suo Nic (Timothée Chalamet), un ragazzo che è il sogno di qualsiasi genitore: studente modello, brillante, bravo nello sport e dolce con i suoi fratelli acquisiti. Padre e figlio sono legati da un rapporto speciale, questo fino a quando le metanfetamine trasformeranno Nic al punto di renderlo irriconoscibile, e la sua dipendenza darà il via ad un processo fatto di fugaci riprese e lentissime ricadute, che metterà alla prova l’amore incondizionato di David. E se per il genitore uno spinello fumato insieme non avrebbe mai costituito un pericolo per il futuro del ragazzo, assieme alle bugie, ai furti e alle fughe, accende in lui inutili sensi di colpa. Il deterioramento fisico, i denti marci e il pallore di Nic sono il visibile, ma sotto alla pelle di ciò che è possibile descrivere con le immagini c’è un magma in fermento che brucia senza dare spiegazioni plausibili: la perfezione della sua esistenza non solo rivela delle falle ma lo mette costantemente alla prova nei confronti di un genitore così attento da costituire più una sfida che un esempio da seguire. Per questo entrambi si chiedono perché sia successo, incapaci di fornire una risposta esaustiva. David non capisce perché il suo meraviglioso ragazzo diventi un tossicodipendente e la sua missione di salvataggio lo porta a confrontarsi con una sfida impossibile da vincere.

Il film, prodotto da Amazon Studios e presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, nasce dall’intreccio di due penne in conflitto ma legate e, grazie all’interpretazione di due attori formidabili, in particolare Carell, che si conferma una rivelazione nei ruoli drammatici, diventa l’occasione ideale per un confronto aperto, senza il timore di mostrare una sofferenza così avvolgente da togliere il respiro.

Oggi i veri protagonisti conducono le loro vite continuando a fare ciò che finora è stato terapeutico per entrambi: scrivere. Nic, pulito e sobrio da 8 anni, è al suo secondo romanzo ed è tra gli autori di alcune serie Netflix come 13 Reasons Why, David continua a scrivere per varie testate e fa parte di un comitato per aiutare i college e le università a promuovere il benessere emotivo degli studenti, per ridurre l’abuso di sostanze stupefacenti e prevenire il suicidio giovanile.

Beautiful Boy porta al cinema la loro vita, senza mezze misure, e, pur aggiungendosi ad una lunga lista di film sulle dipendenze, trasmette un’autenticità commovente.

 

Silvia Pezzopane

23/06/2019

Photo credits: 01 Distributions

Qui il trailer ufficiale del film

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