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Anna Magnani “ritorna” in America: New York celebra la grande attrice italiana

Dal 18 maggio la città di New York ricorda il talento di Anna Magnani (1907-1973) con la retrospettiva “La Magnani” al Lincoln Center, che dal primo giugno si sposterà in altre città americane e in Canada. Il progetto è promosso dall’Istituto Luce-Cinecittà e dalla Film Society of Lincoln Center.
Per Anna Magnani questa non è la prima volta in America. Nel 1956 vola in California dove riceve l’oscar per “La rosa tatuata”, un film con Burt Lancaster, scritto da Tennessee Williams e diretto da Daniel Mann. Con questa premiazione, ancora più significativamagnani considerando che la Magnani recitava in inglese senza conoscere bene la lingua, Hollywood la consacra alla storia del cinema come la prima attrice protagonista italiana a vincere l’ambita statuetta dorata. Eppure Anna Magnani di dorato non aveva niente; con il suo viso drammaticamente espressivo, lo sguardo tagliente e la capigliatura scomposta, l’attrice era agli antipodi rispetto alle dive che andavano di moda negli anni cinquanta e sessanta, anche se ciò non le ha impedito di avere una stella tutta per sé sulla Hollywood Walk of Fame. Come Bette Davis (1908-1989) in America, Anna Magnani in Italia si è affermata per le sue doti recitative sebbene unite a un’immagine lontana da quelle forme armoniche tanto care all’industria cinematografica. I suoi lineamenti irregolari l’hanno resa adatta a interpretare ruoli fortemente vicini a figure popolari, come quelle di madri pronte a tutto o quasi al fine di ottenere una rivendicazione sociale per i figli o di donne che vivono l’esperienza dell’oppressione e della guerra. Come dimenticare la sua interpretazione in “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini, dove la Magnani è Pina, una donna che cade ai piedi di una macchina politica che ingoia tutto ciò che prende in mano. Pina grida, corre, alza le braccia per salvare l’uomo che ama e in cambio subisce solo la condanna a una morte pubblica. Una scena di sacrificio diventata l’emblema del neorealismo italiano. Impossibile non ricordare anche la disillusa Maddalena Cecconi in “Bellissima” (1951) di Luchino Visconti, dove la Magnani, per realizzare il sogno di far entrare la propria bambina nel mondo del cinema, fa i conti con il sentimento della mortificazione.
La retrospettiva prevede in tutto la proiezione di ventiquattro pellicole, la maggior parte dei quali sono offerti dall’archivio internazionale dell’Istituto Luce. Oltre a “La rosa tatuata”, “Roma città aperta” e “Bellissima”, saranno anche proiettati film come: “Teresa Venerdì” (1941) di Vittorio De Sica, “Il bandito” (1946) di Alberto Lattuada, “La carrozza d’oro” (1952) di Jean Renoir, “Selvaggio è il vento” (1958) di George Cukor, “Pelle di serpente” (1959) di Sidney Lumet e “Mamma Roma” (1962) di Pier Paolo Pasolini.

Elisabetta Rizzo 12/05/2016

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