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Eddie Redmayne è Newt Scamander nel primo capitolo dello spin off di Harry Potter

David Yates torna a dirigere un film ispirato alla saga di Harry Potter e, imprevedibilmente, gliene siamo quasi grati. "Animali fantastici e dove trovarli" è infatti il primo dei cinque spin-off ispirati alle avventure di Newt Scamander, l’autore di uno dei libri di testo fondamentali per tutti gli alunni di Hogwarts, che fa anche da titolo al film; l’equivalente nelle nostre piatte vite babbane sarebbe una pentalogia ispirata al Tantucci, il più diffuso manuale di grammatica latina. Ecco. Questo dovrebbe bastare a spiegare l’immutato entusiasmo con cui ci si continua ad approcciare alla saga. Un entusiasmo tale da rendere il giudizio sul film falsabile dall’effetto nostalgia? Non proprio, però c’è un bell’equilibrio fra vecchio e nuovo, e questo va riconosciuto.
Tutta la storia si svolge infatti negli Stati Uniti ma l’approccio del regista è britannico quanto lui: la città che non dorme mai è coperta da un’inedita atmosfera vittoriana, buia e castigata. Un’accoppiata intelligente che riesce a far percepire animalicontemporaneamente sia il distacco (altri personaggi, altro ambiente, altra storia) sia la continuità (siamo nello stesso universo e ne conosciamo dinamiche e luoghi). Nessun rischio, certo, di trovarsi di fronte una New York irriconoscibile: siamo nel 1926, c’è il proibizionismo, il jazz, le streghe, i maghi e gli elfi domestici ed esattamente tutto ciò di cui hai bisogno se pensi agli Anni Ruggenti riscritti dalla Rowling, che firma soggetto e sceneggiatura. E infatti il tocco di J.K. non si ferma all’atmosfera: i protagonisti sono sfacciatamente sue creature. Personaggi imbranati e timidi, poco efficienti secondo i canoni di chi li giudica, sempre ai bordi di una società codificata in cui vorrebbero trovare un proprio spazio. Ci riusciranno? A modo loro, diciamo così.
Ecco è forse questo un buon modo di evitare la trappola del becero fan-service: c’è una storia da raccontare e una sceneggiatura che la sostiene. Non è perfetta, ma non è nemmeno una strizzata d’occhio di due ore e mezza; la Warner in questo caso sembra aver dato un bel messaggio alla Disney sulla gestione di sequel e affini. Si può intrattenere senza per forza divertire e si possono fare riferimenti nel corso della trama senza necessariamente dover costruire la trama sulla giustificazione di quei riferimenti (se poi mantenessero questa linea anche con gli adattamenti Dc – Comics sarebbe meraviglioso, ma al momento questo è plausibile quanto imbattersi in un Dorsorugoso di Norvegia mentre si è in fila alla posta).
È apprezzabile poi, l’idea di rendere gli “animali fantastici” non forzatamente adorabili anzi, più somiglianti a insetti e rettili che a sorpresine dell’Happy Meal. Venendo dall’effimera isteria collettiva per il ritorno dei Pokémon e dovendo fronteggiare le richieste di merchandise e gadget vari che tengono in piedi il tutto, questa non era una scelta così scontata, anzi, rende quasi utile persino il 3D.
"Animali fantastici e dove trovarli" è quindi un film perfetto? No, chiaro. Ci sono valigette uguali che, sorpresa!, verranno scambiate e filtri d’amore assai efficaci che, ops!, saranno rovesciati. Yates poi non spicca certo né per ritmo, né personalità con il risultato che ci sono costumi di scena che rimangono più impressi di certe scene d’azione. Ma a questo ci pensa Eddie Redmayne. Era difficile non cadere nella tentazione di creare una sottospecie di S.Francesco tutto amore per la natura e buoni sentimenti, così com’era altrettanto tangibile il rischio di trovarsi di fronte a una specie di sbruffone re dell’avventura. Niente di tutto questo: Newt Scamander è totalmente a disagio con il suo corpo quando deve sedere a tavola o entrare in banca, quanto disinvolto mentre cerca di riportare all’ordine un drago gigante disponendo solo di una teiera (sì, succede. Ed è adorabile). Sa dimostrarsi sensibile con tutte le creature minacciate da un ambiente ostile, che siano aspiranti pasticceri o bizzarre mantidi pianta, quanto impreparato di fronte a due domande rivolte con sincero interesse da chi vuole avvicinarsi a lui.
"Animali fantastici e dove trovarli" è alla fine un po’ come la valigia del suo protagonista: un contenitore un po’ inadatto al mondo infinitamente più bello e complesso che contiene. Ma è grazie a Joanne Rowling che abbiamo imparato ad affezionarci alle cose imperfette e quindi va bene così. 

Davide Antonio Bellalba  18/11/2016

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