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Al Festival del Cinema Spagnolo Fernando Colomo presenta Isla Bonita: la cinematografia come terapia del regista

«Fer, alla fine del film, doveva buttarsi da un dirupo». Così spiega il regista Fernando Colomo nella sala del Cinema Farnese di Roma, in occasione del Festival del Cinema Spagnolo. In realtà la pellicola termina con una sequenza assai più lieta, che si configura come una vera e propria catarsi spirituale per il protagonista e che investe anche il cineasta spagnolo: “Isla bonita” è una commedia semplice, ma è anche la risoluzione della profonda crisi interiore attraversata da Fernando Colomo al suo ventesimo film.
Sembra una ripresa amatoriale, con tanto di immagini sovraesposte e minimi movimenti di macchina, tuttavia “Isla bonita” sfrutta un linguaggio vicino al documentario personale delle vacanze estive per raccontare come l’animo abbia bisogno di cullarsi in un dolce paradiso mediterraneo, quando il lavoro e la vita sentimentale vanno letteralmente a rotoli.
Fer, o meglio Fernando, — curioso come il nome del protagonista e quello del regista coincidano — è un simpatico signore di mezza età, interpretato dallo stesso Colomo, che sbarca a Minorca per fuggire dalle isla3preoccupazioni che ha lasciato sulla terraferma. Un matrimonio andato in rovina, il divorzio e la perdita del lavoro attanagliano il cuore di Fer che s’intrattiene a casa di amici. Cerca inutilmente sollievo in piccole decisioni avventate per dimenticare la propria condizione, come il corteggiamento frettoloso e patetico della scultrice Nuria (Nuria Románche) che lo ospita nella sua abitazione dietro la richiesta del suo amico fraterno Miguel Angel (Miguel Angel Furones). L’incontro con la giovane Olivia (Olivia Delcán), figlia di Nuria, è l’unica energia vitale di Fer, ma anche Olivia è sconvolta da problemi sentimentali per via di un ambiguo trittico amoroso che coinvolge lei, il fidanzato svizzero e l’ex spagnolo. Tutte le situazioni collaterali confluiscono nella semplice main story di Fer che cerca ispirazione per realizzare un docufilm con gli abitanti del luogo, donando all’intero film una coralità spontanea in cui unica protagonista è la soave isola di Minorca con i suoi scorci rocciosi, le spiagge selvagge e la filosofia catalana “a poc a poc”.
Come si può notare, i nomi di personaggi e interpreti coincidono. Effettivamente Colomo ha impiegato i propri amici, tutti isolani delle Baleari, per dar vita alla sua piccola tragedia personale. “Isla bonita” è un film auto-prodotto con un budget di 70.000€ in cui la biografia dell’autore e quella del protagonista s’intrecciano volutamente. Il regista iberico mostra come il cinema è per lui una terapia e questo spiega la scelta alternativa per il finale della pellicola: Fer non si lancia da una scogliera, ma comprende che la vita in realtà è più semplice di quanto sembri e che tutto scivola via come l’onda che si ritira dalle spiagge minerarie di Minorca, isola splendidamente pacifica, isla bonita.

Susanna Terribile 9/05/2016

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