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Cronaca dell’evoluzione di X-Files, una serie a cavallo tra due secoli

Mercoledì 29 giugno 1994. Il mese scorso ho compiuto nove anni. Davanti a me un televisore a tubo catodico, uno di quelli che per esser spostati di un solo centimetro necessitano dell’aiuto di mezzo vicinato. È appena iniziata quella che nel palinsesto televisivo viene definita seconda serata, ma sono troppo piccolo per saperlo. Tutto ciò che ricordo sono il buio e il silenzio che mi circondano. Il mio cuore batte all’impazzata perché credo di stare per assistere a qualcosa che non dovrei vedere, ma quei brevi promo trasmessi da Canale 5 hanno stimolato in me una curiosità e un interesse che vanno ben oltre quello per il campionato mondiale di calcio che si sta disputando negli Stati Uniti… e si tratta forse della migliore nazionale italiana di sempre.
“Oltre il mistero c’è solo X-Files”, recitava uno dei tanti spot della serie televisiva ideata da Chris Carter e andata in onda negli Usa a partire dal 10 settembre 1993. Abbiamo atteso nove mesi per vederla in Italia perché ventidue anni fa tutto era diverso, anche internet. Le trasmissioni televisive non potevano viaggiare nella Rete perché il rumore gracchiante dei modem analogici equivaleva ad almeno dieci minuti di tempo utili per scaricare una semplice foto di infima risoluzione. Non esistevano le folte schiere di sottotitolisti dai nickname più disparati che oggi riescono a tradurre in tempi record intere puntate poco dopo la loro uscita. Ciò significa che non potevo perdere assolutamente la prima puntata di X-Files. Sì, l’avrei potuta registrare in vhs, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
Nel 1994 il panorama delle serie televisive era ben diverso da quello contemporaneo. Il budget e la rilevanza data ai cosiddetti “telefilm”, considerati cinema di serie B, non erano certo paragonabili a quelli odierni e inoltre all’epoca non spuntavano certamente come funghi. Solo dopo aver notato il grande successo di ascolti avuti in America, il quinto Canale decide di scommettere ancora una volta sul mistero, tre anni dopo aver turbato il sonno dei telespettatori italiani con l’altro capolavoro che si chiama Twin Peaks.
Sullo schermo Crt leggermente curvo appare il titolo italiano del pilota, “Al di là del tempo e dello spazio” e un sorriso sincero stira le mie labbra perché intuisco che le porte dell’ignoto stanno per spalancarsi. La vita di un ragazzino di nove anni che non aveva ancora compreso l’importanza scientifica dello spazio-tempo, ma che si emozionava per la fantascienza e l’horror, stava per cambiare per sempre.
Martedì 26 gennaio 2016. L’inquietante fischio iniziale della sigla di X-Files torna finalmente a far vibrare le casse di un televisore spesso solo dieci millimetri, ma non solo. Dopo ben nove stagioni, due film e una lunga “pausa pubblicitaria” durata otto anni, la tecnologia è profondamente cambiata e Fox Mulder e Dana Scully, i due investigatori dell’Fbi, interpretati da David Duchovny e Gillian Anderson, tornano in una miniserie di sei episodi, entrando anche nel flusso della programmazione ininterrotta, nello streaming di una Rete che ha cancellato il rituale dell’appuntamento televisivo prestabilito, evento topico degli anni Novanta. In un promo pubblicato su YouTube il primo oggetto inquadrato ci dimostra che non siamo più negli anni dei Nirvana: uno smartphone di ultima generazione mi fa quasi rimpiangere l’enorme telefono dotato di antenna prolungabile che Mulder usava per chiamare la collega, pronunciando ogni volta il suo cognome.
La ferma convinzione dell’investigatore dell’esistenza di una cospirazione governativa finalizzata a nascondere la verità sugli extraterrestri è stata sostituita da una minaccia interna che usa la tecnologia aliena come strumento di controllo della popolazione, puntando sulla paura di ciascun cittadino. I social network, droni e sistemi di sorveglianza sempre più sofisticati ci ricordano che dopo l’11 settembre 2001 la paura del terrorismo e dello scontro tra civiltà ha limitato così tanto la sfera della nostra privacy fino ad accettare passivamente qualsiasi forma di controllo. “But the truth is still out there” e Mulder ci invita a guardare oltre la superficie e a dubitare di qualsiasi verità spacciata per ufficiale.
La puntata è finita. Mi stropiccio gli occhi e ricordo che a giugno ho visto un reboot di Jurassic Park, David Lynch sta effettuando le riprese di Twin Peaks e tra i candidati alla Casa Bianca figurano un Bush e un Clinton. Non mi sorprenderebbe vedere Kurt Cobain vivo e vegeto su Mtv.

Andrea El Sabi 24/10/2016

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