Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 766

“Che ci faccio qui” di Domenico Iannacone: piccole storie dalla grande umanità

Una domanda che, nel corso della propria vita, un po’ tutti si sono fatti volenti o dolenti: “Che ci faccio qui?” è un quesito molto complesso da porre, si tratta di scavare nella vita di un uomo fin dentro le sue viscere e rendersi conto che la sua esistenza, fino al momento in cui si pone quell’enigma, abbia significato veramente qualcosa.

Il giornalista Domenico Iannacone ha fatto di questa domanda un docu-reality su Rai3 (in onda il lunedì alle 23.15, disponibile anche su RaiPlay): dal 22 marzo Che ci faccio qui torna con quattro nuovi appuntamenti.

Iannacone espone in prima persona, nell’arco delle puntate incentrate sulla vita e le storie di uomini all’apparenza come tanti, ma dotati di un forte animo che nel loro piccolo li contraddistingue dalla gente comune. In ogni puntata di Che ci faccio qui si alternano le vicende di almeno due personaggi che Iannacone intervista da vicino, usa un linguaggio molto informale ma allo stesso tempo empatico, che permette a noi spettatori di sentirci più vicini a ciò che stiamo vedendo e, contemporaneamente, allo stesso intervistato di raccontarsi e raccontare la propria vita senza alcuna inibizione.

La regia degli episodi è vicina ad uno stile moderno che unisce le caratteristiche del reportage a quelle di un cinema documentario più attuale e contemporaneo, soprattutto nell’approccio “investigativo” adottato dallo stesso Iannacone nel corso delle puntate (basti pensare agli approcci molto ravvicinati e personali con gli intervistati in un film come The Act of Killing di Joshua Oppenheimer o nella docu-serie HBO The Jinx, giusto per citare quelli esemplificativi).

Con uno spirito propositivo, Domenico Iannacone porta nelle case degli italiani nuove forti storie. I protagonisti di Che ci faccio qui sono persone comuni che nel loro piccolo recitano un ruolo fondamentale, sono uomini e donne che hanno deciso di andare controcorrente, che hanno sfidato le regole non scritte della società, le opinioni, i giudizi e i pregiudizi; sono persone che hanno trovato la bellezza in luoghi nascosti e inaspettati. Ogni puntata racconta le storie di questi visionari contemporanei, storie individuali o collettive, in cui il giornalista mostra la forza dietro la sofferenza e l’ingiustizia.

Con la sua umanità e predisposizione all’ascolto, Iannacone ci fa entrare dentro la vita di queste persone, mostrandoci la loro non troppo silente rivoluzione, dominati dall’idea di resistenza civile: si parte con Fiorenzo Caspon (andata in onda lo scorso 22 marzo) un settantenne che compie qualcosa di meraviglioso acquistando terreni che sottrae all’agricoltura intensiva e piantando alberi destinati a morire. Dopo di lui si passa a Silvano Agosti, fondatore del Cinema Azzurro Scipioni, un luogo destinato al cinema indipendente, fuori dalle logiche del mercato hollywoodiano, un cinema adesso chiuso, ma che spera di tornare ad accogliere gli amanti della pellicola.

Gli episodi della stagione passata sono disponibili su RaiPlay. Anche nelle puntate andate in onda nel 2020, Iannacone ha raccontato le storie di piccoli grandi eroi quotidiani.

Inizia con la storia di Marco Piagentini (andato in onda il 30 novembre alle 23.15 Rai3), l'uomo che si definisce "un miracolo vivente", parlando della Strage di Viareggio, un dolore ancora vivo. Marco con una forza senza eguali ha superato 60 interventi chirurgici, e oggi è il volto, ma anche il simbolo di chi si batte per ottenere verità e giustizia per tutte le vittime di quel disastro.

Arriva poi a Max Ulivieri (in onda il 7 dicembre), con cui viene rotto il tabù della sessualità vissuta dai disabili, il cui bisogno di amare è un'urgenza che non conosce limiti. Iannacone ci ha mostrato poi la vita di Egy (in onda il 14 dicembre), un tempo Egidio, e la sua ritrovata felicità;

Ha dato spazio al racconto di Felice Tagliaferri (andato in onda il 21 dicembre), uno sculture cieco, che non si è lasciato abbattere dalla sua disabilità, ma ne ha fatto la sua forza, scoprendo il suo “nuovo sguardo” sul mondo.

Questa trasmissione con i suoi toni vivi e riflessivi, riporta in vita il ruolo della televisione come mezzo di comunicazione e di informazione vera. Al giorno d’oggi, la televisione è in balia di programmi di dubbio valore e spesso discordanti, declassando la sua fruizione rispetto ad altri media.

Grazie a questo programma, Iannone fa parlare di nuovo di televisione positiva, umana.

Chi è Domenico Iannacone?

Nato il 7 aprile 1962 a Torella del Sannio in provincia di Campobasso, ha iniziato la sua carriera giornalista sulle testate regionali Corriere del Molise e Il Quotidiano del Molise. In seguito, è diventato il caporedattore dell'emittente locale TRC – Teleregione Molise e ha collaborato anche con Italia News Network.

Domenico Iannacone entra in Rai nel 2001, dove si occupa della redazione del magazine Okkupati fino al 2003. Sempre per Rai 3, dall'anno successivo diventa inviato del talk show politico televisivo Ballarò fino al 2008. Nell'Estate 2007, lavora con Riccardo Iacone a W l'Italia con cui poi diventerà ideatore di Presadiretta. Il programma sempre della terza rete italiana, che indaga sui problemi del nostro paese e che attualmente è ancora in onda con la sua ventiquattresima edizione.

Il giornalista è anche autore di alcuni documentari di inchieste e di impatto sociale, nel 2002 realizza Grammatica di un terremoto sul disastro naturale avvenuto a San Giuliano di Puglia. Per Rai 3 nel 2008 ha girato anche un docufilm dal titolo Vacanze d'Italia, formato da dodici storie che raccontano senza filtri le vacanze degli italiani.

Dal 2013 al 2018, si cimenta per la prima volta nella conduzione con I dieci comandamenti. Nato da una sua idea, che si occupava di mostrare la nostra società e vere storie di vita dimenticate. Grazie a Dieci comandamenti Domenico Iannacone ha vinto due volte il “Premio Alpi” e il premio “Ideona” come “migliore TV d'autore dell'anno”.

Dal 2019 è tornato alla conduzione con Che ci faccio qui, che possiede la stessa formula del programma precedente curato e che segue, con l'utilizzo del docu-reality, un filone monotematico con storie di persone che hanno inseguito i propri sogni e che possano essere un esempio per tutti.

Domenico Iannacone nelle sue inchieste ha sempre mostrato uno stile personale che rispetta e possiede la consapevolezza dell'unicità di ogni storia. Un narratore che sceglie e ascolta, evitando le derive dell’emotività spicciola e della banalizzazione delle tematiche drammatiche affrontate. Nel modo del suo raccontare ci sono lunghe pause e sospensioni della parola, un controsenso per chi voglia fare ai nostri tempi del giornalismo televisivo. Ogni intervista somiglia ad un viaggio dal quale si torna cambiati e in grado di confrontarci con situazioni scomode, che sarebbe più facile ignorare.

Leonardo Castro, Noemi Spasari, Simona Adele Tavola 27/03/2021

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Digital COM